sabato 20 marzo 2010

Le anime morte

Ieri è stata diffusa la notizia di un grave incidente avvenuto in una miniera d’oro in Sierra Leone: una frana, verificatasi in una zona di scavi abusivi, avrebbe provocato 200 vittime.
Oggi arrivano le smentite, diffuse con impegno da fonti governative locali e avvalorate dai
notiziari della BBC. Casualmente la miniera sarebbe di proprietà di una compagnia inglese, ma guardiamo oltre, non ci interessa più di tanto saperlo.

Ammettiamo pure che non sia successo nulla: non avremo mai modo di dimostrare il contrario. Qui nelle nostre comode case possiamo solo interrogare gli schermi asettici dei nostri pc, rovistare nei motori di ricerca, comporre stringhe alfanumeriche nella speranza assurda che producano un responso cabalisticamente attendibile. Non arriveremo mai alla verità. Prenderemo per buono il responso sputato dal notiziario che giudichiamo più affidabile e la cosa sarà finita lì. Che in quei cunicoli oscuri che non sappiamo neanche immaginare 200 persone siano state soffocate da macerie venate d’oro oppure no, non altera minimamente le nostre vite. E tuttavia, quei morti che improvvisamente appaiono e scompaiono, che possono indifferentemente esserci o non esserci, mi hanno fatto pensare alle anime morte di Gogol'.

«Cedeteli a me, Nastas’ja Petrovna…»
«Chi, bàtjuška?»
«Ma tutti quelli che sono morti.»
«Ma come si fa a cederli?»
«Così, semplicemente. O, se preferite, vendetemeli. Vi darò in cambio dei soldi» […]
In poche parole le spiegò che il passaggio o l’acquisto avrebbe avuto effetto solo sulla carta, e che le anime sarebbero state segnate come vive.*

Eppure, i servi della gleba dei tempi di Gogol', ceduti, scambiati, venduti insieme agli appezzamenti, avevano almeno l’onore di essere censiti, se non altro perché, in base al loro numero, il proprietario pagava un certo corrispettivo in tasse allo zar.
I moderni schiavi dell’imperialismo segreto, i cinesi deportati in massa nel continente nero da imprenditori senza scrupoli che stringono alleanze coi dittatori locali, i cinesi che accettano i salari più bassi per immergersi nel ventre crivellato d’Africa, e tutta l’infinita schiera di anonimi schiavi con loro, ecco, tutti questi uomini – perché sono uomini, vale la pena ricordarlo – compaiono e scompaiono con un click del mouse, dipendono da un motore di ricerca.
Magari davvero in Sierra Leone non è successo nulla. Ma se fosse successo, mi sono chiesta, chi avrebbe reclamato i corpi di quei morti?

*Gogol' Le anime morte, Mondadori, traduzione di Serena Prina

4 commenti:

Anonimo ha detto...

carissima,
anche se questa volta... lo sappiamo non consola, "il terribile e già accaduto" ... il terribile continua ad accadere...
continuo a ripetermi che al di là di qualunque sgomento, stanchezza non ho scelta: restare vigile, a dispetto di qualsiasi evidenza non mi rassegno...non mi distraggo,
un abbraccio forte (grazie)
vito

exit ha detto...

Ciao Vito, messaggio ricevuto :)
E grazie a te, davvero.

POP LIFE ha detto...

penso che il potere economico nelle sue varie forme si sia tutelato molto bene in tal senso, anestetizzando la coscienza con i mezzi di comunicazione e con benefit materiali (spesso del tutto irrilevanti ai fini di una vita realmente dignitosa), di modo che non abbiamo più tempo nè voglia di pensare a come stanno gli altri /
un mondo di persone dormienti e superficialmente viziate, ci svegliamo solo quando qualcuno viene a compromettere la nostra dotazione personale di optionals, o quando la tv non funziona! /
mi chiedo se questa crisi tanto stigmatizzata riuscirà ad aprirci gli occhi ed a risvegliare almeno in parte la nostra coscienza e il senso di solidarietà /
so che queste parole suonano retoriche ma non lo sono affatto
un saluto

exit ha detto...

@POP LIFE: sulla base della mia esperienza posso dire che al momento la crisi sta mietendo vittime solo fra i più deboli. Nessun senso di solidarietà all'orizzonte. Anzi, l'impressione è che sia stato dato un giro di vite ai diritti storicamente acquisiti dai lavoratori. Del resto la minaccia è dichiarata e ormai di uso comune: o accetti certe condizioni o puoi lasciare il posto a un altro, tanto la fila è lunga e quello che accetta è già lì dietro di te.
Questa crisi sta tirando fuori il lato peggiore del capitalismo, al punto che a volte persino il buon vecchio Karl non sembra più così obsoleto.
Anche se la coscienza mi impone di oppormi sempre e comunque alle manifestazioni perverse del potere, io non ho nessuna fiducia nei confronti del genere umano e nella sua capacità di apprendere dall'esperienza.