martedì 31 gennaio 2012

Aspettando il gelo

“Certo che per la batteria sarà un trauma” avverte senza pietà la collega-molto-più-ansiosa-di-me. “Vedrai” rincara poi con tono esperto e rassegnato “di solito la prima cosa che salta, con un freddo del genere, è proprio la batteria dell’auto.”
Poi riconsidera velocemente i tempi lontani in cui non era proprietaria di un garage e subito rigetta l’idea. “Non potrei più fare una vita del genere” asserisce categorica “no no non se ne parla nemmeno, guarda, no no e no, non posso più pensare di fare a meno del garage…mamma mia, uscire la mattina presto a scrostare il ghiaccio dalla macchina, no davvero, non potrei più sopportarlo, guarda… Ah, avere la macchina in casa, credimi, è un tale sollievo, una tale comodità…”
Io incasso senza neanche provare a difendermi, più o meno con la stessa docilità con cui Rebecca cede la ciotola dei croccantini al suo insaziabile rivale; perché io, volendo, un garage ce l’avrei anche, ma mica posso sfrattare i dischi per tenere la macchina al caldo, no?

mercoledì 18 gennaio 2012

Veronika Eberle e Francesco Piemontesi a Varese

Non c’era il pubblico della grandi occasioni, l’altra sera a Palazzo Estense per Veronika Eberle e Francesco Piemontesi. Ma si sa, la Varese che conta si scomoda per gente del livello di Ton Koopman, salvo poi annoiarsi mortalmente e obiettare che il clavicembalo emette un suono troppo esile; per di più, il programma scelto dai due giovani musicisti era di quelli destinati a un pubblico se non proprio preparato, almeno curioso e avido di musica: a maggior ragione se si considera che il piatto forte della serata, contrariamente a quanto avviene di solito, è stato servito subito durante il primo tempo. Più che comprensibile che i volenterosi varesini presenti in sala, dimentichi di quanto rivoluzionaria e ostica dovesse suonare a suo tempo la beethoveniana Sonata Kreutzer, dopo averne intimamente assecondato il galoppare tumultuoso, si siano facilmente sentiti sazi di buona musica. La Sonata di Debussy, nella sua vitale bellezza di opera ultima, concepita tra la malattia e la guerra, è stata assorbita con interesse, forse grazie alla sua brevità. Ma il secondo tempo, interamente occupato dall'ardua Sonata N.1 op.21 di Bartòk deve essere sicuramente risultato indigesto ai più. Davvero deludente che il pubblico varesino non abbia riconosciuto in Veronika Eberle l'artista straordinaria che è: dopo un encore richiesto quasi per dovere, la giovanissima violinista tedesca è stata congedata con scarsi applausi di rito.
Veronika Eberle è la classica musicista dotata di un talento innato che si esprime sempre con la spontaneità di chi ha davvero qualcosa da dire: a soli 23 anni ha padroneggiato con naturalezza partiture che richiedono non solo assoluta perizia tecnica ma anche un alto grado di coinvolgimento intellettuale ed emotivo.
Di Francesco Piemontesi avevo già detto qualcosa in passato e allora fui accusata di eccessivo puntiglio. Certo un concerto dove il pianoforte non svolge il ruolo di protagonista assoluto non è l'occasione migliore per rivedere le proprie valutazioni su un pianista. Nel primo tempo del concerto (Beethoven e Debussy) Piemontesi ha accompagnato senz'altro con un suono pulito, mai invasivo, e col massimo rispetto per variazioni ritmiche e dinamiche. La Sonata di Bartòk, caratterizzata com'è dalla sostanziale indipendenza dei due strumenti e da un orientamento decisamente ritmico-percussivo, ha offerto a Piemontesi la possibilità di esprimersi con grande energia. Come già detto altrove, nessun dubbio che Piemontesi sia un valido strumentista, attento, preparato e volenterosissimo. Ma anche un tantino troppo ambizioso, mi scappa di dire. Sia chiaro, si tratta di impressioni personali, valutazioni del tutto soggettive. Tuttavia non riesco a non avvertire, nelle esibizioni di Piemontesi, una insopprimibile brama di gloria che finisce con l'annoiarmi. Ecco, ciò che distingue un artista di talento da un ottimo strumentista sta proprio in questo, nella capacità di non annoiare mai; sta nell'arte del racconto musicale, nell'illustrazione sapiente di un progetto creativo, nel disvelamento appassionato delle architetture segrete sottese a tutti i capolavori, anche a quelli apparentemente troppo spigolosi per essere comprensibili.

domenica 15 gennaio 2012

Jane Eyre di Cary Fukunaga

"Una donna negli anni quaranta dell'Ottocento proto-vittoriano non poteva provare desideri, a maggior ragione se governante e provinciale. Invece Charlotte-Jane racconta di una passione femminile fortissima per un uomo sposato [...]. La donna vittoriana, ridotta allo stato di femmina asessuata, trova dunque in Jane Eyre un ideale contraltare femminista e libertario [...]. Perché la donna di Charlotte è una donna che lavora e si guadagna da vivere fuori casa, che rifiuta i pretendenti se non le aggradano, che si sposa senza il consenso del padre, che pone la propria dignità e i propri desideri sullo stesso piano di quelli maschili. Se poi non tutto viene esplicitato, sta al lettore moderno riflettere su quanto sconvolgente dovesse soffiare nelle menti vittoriane la costante brezza di sensualità che pervade il romanzo, esplodendo a tratti in passione turbinosa."
Così scrive Franco Buffoni in un preziosissimo saggio -  tratto da questo bel libro - che sono andata a rileggermi dopo aver visto la più recente versione cinematografica del romanzo di Charlotte Brontë, regia di  Cary Fukunaga: Mia Wasikowska è Jane e Michael Fassbender un tenebroso, tormentato, fascinosissimo Mr Rochester.
Il film è praticamente perfetto.
Mia Wasikowska è straordinaria nel restituirci la singolare personalità di Jane, un affascinante blend di goffaggine e sano orgoglio sorretti da una robusta preparazione intellettuale - davvero insolita per una donna dell'epoca - e assoluto rigore morale.  Un'interpretazione che io ho trovvato davvero emozionante, misurata e vibrante al tempo stesso, in totale sintonia con il personaggio: l'intima determinazione di Jane nel perseguire i propri obiettivi (ciò che Buffoni definisce efficacemente  "narcisimo possessivo") è resa con assoluto realismo ed estrema sensibilità.
Fassbender nei panni di Rochester non potrebbe fare di più e meglio: l'attrazione fra i due scatta al primo incontro e come una febbre percorre tutta la storia senza cali di tensione. L'alchimia Fassbender/Wasikowska funziona a meraviglia.

La regia, priva di qualsiasi concessione retorica o sentimentale, è perfettamente fedele all'intenso sentire romantico che anima il capolavoro di Charlotte Brontë: gli ambienti sono cupi, freddi e dominanti come la stupidità umana; la natura è ruvida, sferzante, nemica ma anche idilliaca e confortante, è l'alleata che offre la via d'uscita agli animi puri in grado di intenderne la voce. Fukunaga non evita il ricorso - rischiosissimo - all'elemento soprannaturale, ma lo fa con estrema saggezza, non debordando mai dall'ambito gotico in cui Charlotte Brontë inscena la sua perfetta invenzione drammaturgica.
Un gotico simbolico, per riprendere ancora le efficaci intuizioni di Franco Buffoni: "Simbolico al punto da rendere visioni, sogni, premonizioni, presagi, portenti dei semplici espedienti poetici. Dalla telepatia alla consistenza metaforica della luna vista attraverso la cavità dell'albero, al candelabro che nello specchio rivela a Jane l'esistenza di Mrs Rochester, tutto l'apparentemente preternaturale in Jane Eyre è in fondo simbolico".


venerdì 13 gennaio 2012

lunedì 9 gennaio 2012

Ariete si nasce


L'anno lavorativo, o che tale dovrebbe essere, inizia con una vigorosa luna piena - cui si deve probabilmente la recente ingovernabilità di Rebecca - e con il bel calendario di Edward Hopper. Quanto a lungo questo calendario sia destinato a rimanere sulla parete del mio ufficio non è dato sapere: non è da escludere che il 24 del mese, allo scadere del regime di cassa straordinaria - o arresti domiciliari, come preferite -, mi troverò a inscatolare i miei beni e a riportare tutto a casa, come diceva il buon vecchio Bob.
Pare che, astrologicamente parlando, l'anno favorisca cambiamenti radicali, inversioni di rotta, e insomma tutti quei repentini colpi d'ala che tanto piacciono ai nati sotto il segno dell'Ariete. Sarà per via della luna piena, di tutta questa luce che non dà tregua; sta di fatto che, trigoni infuocati o meno, la misura è ormai colma su tutti i fronti e da qualche giorno mi sento sul piede di guerra, senza alcuna intenzione di retrocedere o combattere nelle retrovie. Mi aspetto di tutto.

giovedì 5 gennaio 2012

Caro diario

Quassù in Padania del Nord oggi spira un tiepido zefiretto primaverile. I campi sono traforati dalle talpe e lungo la curva in salita, subito dopo la vecchia stazione abbandonata, prosegue l'opera di deforestazione. Un consistente gregge di pecore pascola placido nella radura che si apre subito dopo i boschi. Mi chiedo sempre dove dormano i pastori: questi di oggi, poi, non hanno neanche la macchina. Chissà.
I giorni di festa si stanno esaurendo - sia ringraziato il cielo -, il che spiega perché l'eczema pruriginoso che il primo giorno dell'anno minacciava di farmi esplodere i piedi stia retrocedendo con regolarità. Ne sono uscita peggio del solito stavolta ma, se non altro, è già tutto passato.