giovedì 31 marzo 2011

Gidon Kremer a Varese

Incanutito e arruffato, gilet nero e una camicia di quelle che non si lasciano stirare, Gidon Kremer aveva un'aria piacevolmente klezmer, l'altra sera, a Palazzo Estense a Varese.
La sua ciaccona bachiana, ruvida e intensa, si è tradotta in un esercizio spirituale collettivo. Dalla spigolosità ascetica del violino solo al suono caldissimo, perfettamente coeso del Trio op.110 di Schumann, devastante altalena di malinconia ed estasi, puro spirito schumanniano privo di qualsiasi retorica romantica.
Spiazzante il secondo tempo della serata, dominato dal Trio concertante per violino, violoncello e pianoforte op.1 n.1 di Franck, opera giovanile (che precede di un decennio il Trio di Schumann) dagli accenti quasi pre-impressionistici, una composizione sorretta da un profondo rigore concettuale.
Khatia Buniatishvili, pianista giovanissima (è nata nel 1987!), è un'artista straordinaria, dotata di un'innata sensibilità ritmica e di una precoce maturità. Quanto a Giedre Dirvanauskaite, basti dire che collabora con Kremer dal lontano 1997, quando contribuì alla fondazione della Kremerata Baltica.
Senza timore di esagerare posso dire di aver assistito a un concerto memorabile. In tanta disperata oscurità si è trattato di un momento di intimo sollievo, un incontro confortante. Una benefica corrente di emozioni.

mercoledì 30 marzo 2011

Dormire, forse sognare

La gatta ha dormito tutto il pomeriggio sullo zerbino. Sembra proprio che non ci fosse di meglio da fare.
D'altra parte primavera consiste anche di questi solicelli fragili come corolle di narciso, pronti a esplodere beffardi quando ormai i giochi sono fatti.

sabato 26 marzo 2011

Tempi moderni

Stamattina in libreria ho scoperto che, accanto all'autobiografia di Keith Richards e al bel libro che Michele Campanella ha recentemente dedicato a Liszt, facevano bella mostra di sè un agile volumetto Mondadori dedicato ad Anna Tatangelo - e alla sua "piccola favola" -, e un ponderoso tomo dal titolo "Trent'anni e una chiacchierata con papà", che, grazie all'editore Kowalski, raccoglie in circa quattrocento pagine i diari di Tiziano Ferro.

mercoledì 23 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

Nel giorno di San Patrizio


"C'è ancora, a essere sinceri, su queste vaste terre pianeggianti un popolo, una comunità legati da possedimenti di fantasia, da racconti e poesie che si sono sviluppati al di fuori delle loro vite, e da un passato di grandi passioni che può ancora muovere il cuore al puro atto dell'immaginazione. Si potrebbe ancora, se uno ne avesse il genio, e fosse nato in Irlanda, scrivere per queste persone opere teatrali e poesie come quelle della Grecia. Non è forse vero che la più grande poesia richiede sempre un popolo che l'ascolti?
[...]
Il poeta deve sempre preferire la comunità in cui le menti migliori sono espressione del popolo a una comunità che ricerca vanamente di copiare le menti migliori. Possedere anche perfettamente i pensieri di un certo valore, e la precisione che può essere imparata a scuola, così come appartenere ad una aristocrazia, sono tutte cose simili a una piccola pozza che presto si prosciuga. Solo un popolo è un grande fiume, e questo è il motivo per cui sono persuaso che dovunque la cultura di un popolo sia morta, anche la nazione sia sul punto di morire."
William Butler Yeats, da "Il più felice dei poeti" (Mattioli 1885, traduzione di Nicola Manuppelli)

lunedì 7 marzo 2011

Perché Ezio Guaitamacchi dovrebbe cambiare mestiere

Questa mattina, intervenendo telefonicamente ad una trasmissione della Rete Due della Radio Svizzera, all'intervistatore che gli chiedeva che collocazione potrebbe avere in un negozio di dischi il lavoro dei Fistful of mercy, Ezio Guaitamacchi dapprima ha fatto riferimento al genere West Coast, specificando che si tratta di una definizione vetusta; poi ha evocato l'etichetta "attualmente molto di moda" neofolk. Ora, a parte il fatto che qualcuno dovrebbe spiegare a Guaitamacchi che con il termine neofolk si identifica tutt'altro genere di musica, ho trovato particolarmente irritante la chiosa che l'ineffabile critico si è concesso a proposito dei negozi di dischi. Con una risatina fessa, Guaitamacchi ha osservato che tanto, ormai, "di negozi di dischi ce ne sono così pochi che si fa prima ad andare su internet e acquistare in rete o addirittura scaricare direttamente il prodotto". Ecco, secondo me, un critico musicale che non ha minimamente a cuore le sorti del mercato discografico farebbe bene a cambiare mestiere. Perché il destino del supporto fonografico coincide con il destino della musica di qualità. Perché la musica scaricata  è per sua stessa natura musica di consumo, destinata ad una fruizione superficiale. Perché a furia di musica e artisti usa e getta, non ci sarà più neanche un artista sul quale valga la pena di scrivere un libro, caro Guaitamacchi, e anche la figura del critico musicale diventerà tanto obsoleta quanto un mangiadischi. Ecco, di un critico musicale che non sa arrivare a queste ovvie conclusioni posso solo pensare che farebbe bene a occuparsi d'altro.