domenica 26 giugno 2011

Missione possibile

Ce l'abbiamo fatta. Siamo riusciti a fare la flebo alla nostra gattona malata. O meglio: il bluesman si è incaricato di sollevare la pelliccia sul dorso della micia e infilarci l'ago (azione seguita da un flebile miagolio di protesta). Io mi sono limitata a reggere il flacone, controllare il flusso e fornire l'ovatta.
L'operazione deve essere seguita da un breve massaggio sul dorso dell'animale per far defluire il liquido che, altrimenti, si raccoglie a palla sotto il pelo; col risultato che il gatto finisce per somigliare a un dromedario in miniatura.
Povera Matilde. Speriamo che le torni presto la voglia di saltare sul giradischi.

sabato 25 giugno 2011

Dall'estetista

"Allora, dove vai di bello in vacanza?"
"Torno qualche giorno a Londra..."
"Ma non c'eri già stata?"
"Per questo ho detto torno."
"Ma non avevi detto che non ti era piaciuto?"
"Ho detto che la città è cambiata moltissimo in questi anni, del resto era una cosa prevedibile, e non posso dire che sia cambiata in meglio... non è più il posto dove vorrei vivere, per intenderci, ma questa non è una buona ragione per non tornarci: l'anno scorso non sono riuscita a vedere tutto quello che avevo in programma."
"Ma scusa, ma a Londra, ma cosa c'è da vedere?"
"..." (silenzio imbarazzato che sottintende il dubbio: ma questa c'è o ci fa?)
"... no perché capisco se uno mi dice vado a Roma, al limite a Venezia, San Pietroburgo anche, ma Londra... ma cosa va a fare uno a Londra?"
"Diciamo che non si può fare vita di spiaggia, però cose da fare a Londra ce ne sono..."
"Tipo?"
"Ecco, diciamo... per esempio quest'anno devo vedere una mostra, poi (con imbarazzo sempre crescente), ho preso i biglietti per il teatro... e anche per un concerto..."
"..." (cala un silenzio di tomba)
"Ah, volevo dire, l'ho poi fatto l'esame di tedesco, eh..."
"Ah sì? E su che cos'era?"


martedì 21 giugno 2011

I colori di Hermès

E adesso cosa vorrà questa pezzente, non penserà mica di incollarsi alla vetrina come una ventosa? deve aver temuto la commessa, capelli lisci e giacca blu, immobile in un santuario silenzioso di chincaglierie e drappi multicolori. Un’occhiata ai listini e schizzerà via dalla vetrina come da una piastra rovente, si sarà augurata la ragazza.
Ma io, nonostante la capigliatura da pazza e l'inconsueto look svizzero-tedesco, non intendevo arrecare alcun danno estetico alla boutique di Hermès; la cui vetrina, peraltro, - un’accozzaglia di chiffon, sandali in cuoio e servizi da caffè - non differiva più di tanto da quella di un qualsiasi negozio di oggetti riciclati. Io mi sono limitata a qualche minuto di raccoglimento per trarre ispirazione da un accostamento cromatico ambizioso: arancione, fucsia e bordeaux. Ambizioso ed energizzante.
Tutt’altro stile ha scelto invece lo scarafaggio che è appena transitato accanto alla macchinetta del caffè per andare a farsi un giro in fabbrica: carapace cangiante rosa antico e verde menta; eleganza rétro che sbuca da umbratili case di campagna. Goffo e provinciale, lo scarafaggio trascina ostinatamente la sua ombra verde tra il clangore ritmato dei macchinari. Eccolo ora mentre si avvia a perlustrare il magazzino, démodé e fuori tempo massimo come il tipico imprenditore locale.


giovedì 16 giugno 2011

Bloomsday

"Sua madre domanda, con delizioso candore, cosa va a fare a Dublino. E lui le risponde la prima cosa che gli viene in mente: che andrà il 16 giugno, a tenere una conferenza. Solo quando ha già risposto si accorge che proprio in quella data ricorre il sessantunesimo anniversario di nozze dei suoi genitori. E inoltre si rende anche conto che il 61 e il 16 sembrano le due facce di uno stesso numero. Il 16 giugno, d'altra parte, è il giorno in cui si svolge l'Ulysses di Joyce, il romanzo dublinese per eccellenza nonché una delle vette dell'era della stampa, della galassia Gutenberg, la galassia il cui tramonto gli sta toccando di vivere in pieno.
[...]
Andrà a Dublino, capitale dell'Irlanda, paese del quale non sa molto se non che, se la memoria non lo tradisce - lo controllerà poi in Google -, è uno stato libero dal 1922, precisamente l'anno in cui - un'altra casualità - sono nati i suoi genitori. Sa molto poco dell'Irlanda, anche se conosce buona parte della sua letteratura. W.B.Yeats, senza andare troppo lontano, è uno dei suoi poeti preferiti. Il 1922 è, peraltro, l'anno in cui venne pubblicato l'Ulysses. Potrebbe andare a celebrare i funerali della galassia Gutenberg nella cattedrale di Dublino, Saint Patrick, se non ricorda male; in quel luogo sacro impazzì definitivamente Antonin Artaud convinto che il bastone del santo fosse identico al suo."

(Enrique Vila-Matas, Dublinesque)

giovedì 9 giugno 2011

"Qualche altra primavera da aspettare ancora"

Mi capita di accendere il computer con la speranza - penosamente infantile - di ricevere qualche buona notizia. Un po' come quando, da bambina, mi piazzavo fiduciosa dinanzi al presepe-carillon per assistere alla sfilata rotante dei pastori, sicura che, prima o poi, il mio pastorello preferito (già allora avevo le idee molto chiare su quale fosse il mio tipo) sarebbe ricomparso da dietro la grotta non già con la solita pecorella in spalla ma con qualche eclatante sorpresa per me sola.
La sensazione è che le buone notizie siano finite da un pezzo. Per usare un'efficacissima espressione manzoniana, devo dire che trovo poco sugo in qualsiasi cosa io intraprenda. Ho esaurito la mia scorta di illusioni. So che esistono delle medicine che rafforzano la capacità di illudersi esattamente come certi farmaci ridanno vigore a cartilagini un po' compromesse, ma non ho intenzione di alterare la mia attuale percezione della realtà, per quanto sgradevole sia.
Nonostante tutto stringo i denti e vado avanti. Mi organizzo, stringo i denti e vado avanti. Sono stati d'animo che l'Ivano Fossati d'un tempo sapeva esprimere meglio di chiunque altro.
*

giovedì 2 giugno 2011

ZD

Sia chiaro che se sabato prossimo non passo l'esame di tedesco, la colpa è tutta di Annozero. Io non c'entro.

mercoledì 1 giugno 2011

Horrors

Mi dico che è sicuramente colpa degli antinfiammatori e, soprattutto, delle gocce auricolari se mi ritrovo a fare sogni più angoscianti del solito.
Certo è che i piedi sepolcrali che mi hanno visitata stanotte sono una delle cose più spaventose che la mia mente abbia mai partorito, così gonfi e gessosi, rapide pennellate color sangue rappreso a designare le unghie.
Ovvio sarebbe carino se riuscissi a evacuare queste ombre mostruose dalla mia testa con la stessa asettica dovizia con cui l’otorino ha asportato l’infezione.
Il punto è che – gocce o non gocce – l’orecchio non smette di pulsare e i frammenti del sogno si ripresentano intatti a intervalli regolari, piuttosto determinati a non impallidire.
Ma a proposito di cose orribili mi sono ricordata di un cd degli Horrors che acquistai su diretto consiglio di Luca Frazzi – ipse dixit! -, fermamente convinto di fornirmi pane per i miei denti. Nonostante la buona volontà non sono riuscita ad appassionarmi all’ascolto e della band non ho più avuto notizia. What ever happened to The Horrors?