martedì 16 marzo 2010

Alice di Tim Burton


Non so perché si insista a parlare di una rivisitazione in chiave conservatrice. Io penso che questo film sia piuttosto una celebrazione straordinaria dell’immaginazione al potere. Alice, smarrita in un mondo che non parla la sua lingua (il reale), affonda nella fantasia (l’inconscio) per cercare gli elementi costitutivi della sua identità (basta vedere con che grinta difende "il suo sogno" contro quanti non sanno se vedere in lei la vera Alice): li trova, li ascolta e se ne appropria per costruire un approccio alla realtà che tenga sempre conto dell’istinto.
Tutto ciò non mi sembra molto conservatore. Del resto, da una produzione Walt Disney non mi aspettavo niente di rivoluzionario.

L’Alice di Mia Wasikowska è assolutamente perfetta. Adorabile il regno argenteo di Marmorea. Infine, a tratti, nelle scene di battaglia del Giorno Gioiglorioso, l’Alice combattente sovrastata da cieli minacciosi sembrava citare l'Elizabeth di Cate Blanchett. Ma forse è solo una mia personalissima suggestione.

2 commenti:

rose ha detto...

e comunque l'idea (pur hollywoodiana la sua parte) di tirare fuori un intreccio narrativo da Alice è interessante.
butto lì: nel libro predominano le componenti della favola (prevalgono brevi episodi con animali parlanti), qui è valorizzato l'elemento fiabesco.

exit ha detto...

Indubbiamente il mezzo che si sceglie per raccontare influenza la narrazione stessa. La parola scritta, a mio avviso, si può permettere una varietà di sfumature, può ampliare la prospettiva (anche senza 3d!) e stratificare i livelli di lettura. In questo caso, poi, stiamo parlando di due opere con una "mission" completamente diversa. Chiaro che il film finisce per enfatizzare certi stereotipi tipicamente fiabeschi, ma lo fa con originalità, inventiva, gusto. Insomma, contrariamente a quel che quasi tutti dicono, io il tratto distintivo di Burton l'ho visto eccome.
Quanto all'intreccio narrativo temevo si sarebbe risolto in una forzatura e invece è riuscitissimo.
Comunque ho scoperto che, tra gli spettatori comuni, non sono pochi quelli che criticano il film senza aver letto il libro e avendo come riferimento, nel migliore dei casi, il cartone animato disneyano.