Trovo veramente irritante l’abitudine, ormai invalsa presso ogni trasmissione di Radio 3 Rai, di sollecitare l’intervento degli ascoltatori tramite sms o, peggio, via Facebook.
La possibilità di comunicare con un conduttore radiofonico resta un diritto sacrosanto, ma c’è un tempo per ogni cosa.
È chiaro che il continuo irrompere in uno spazio altrui per “dire la propria” discende in linea diretta dal narcisismo imperante, perfettamente istituzionalizzato dai social network (a loro volta la filiazione trendy dei reality televisivi). È altrettanto chiaro però che tutta questa sovrabbondanza di parole che piove senza sosta sui conduttori radiofonici non può che involgarire l’informazione svuotandola di contenuti. Capita di frequente, ormai, di subire da Radio 3 trasmissioni lardellate di sentenze che pensavo confinate alle emittenti commerciali di piccolo cabotaggio: “ecco, Lucia da Roma ci scrive per dirci che domani andrà senz’altro a vedere questo film” oppure “un saluto a Carlo da Padova che ci ascolta sempre”.
Avviene anche che i messaggi accolti dalle redazioni siano più densi di contenuto di quelli succitati ma il risultato non può che essere una comunicazione irrisolta: un intervento che non può dar luogo a un dialogo, a un vero scambio di opinioni.
Insomma mi sembra che anche gli spazi destinati all’informazione di qualità si siano adeguati alla moda corrente della parola fine a se stessa, dissociata dalle intenzioni.
La possibilità di comunicare con un conduttore radiofonico resta un diritto sacrosanto, ma c’è un tempo per ogni cosa.
È chiaro che il continuo irrompere in uno spazio altrui per “dire la propria” discende in linea diretta dal narcisismo imperante, perfettamente istituzionalizzato dai social network (a loro volta la filiazione trendy dei reality televisivi). È altrettanto chiaro però che tutta questa sovrabbondanza di parole che piove senza sosta sui conduttori radiofonici non può che involgarire l’informazione svuotandola di contenuti. Capita di frequente, ormai, di subire da Radio 3 trasmissioni lardellate di sentenze che pensavo confinate alle emittenti commerciali di piccolo cabotaggio: “ecco, Lucia da Roma ci scrive per dirci che domani andrà senz’altro a vedere questo film” oppure “un saluto a Carlo da Padova che ci ascolta sempre”.
Avviene anche che i messaggi accolti dalle redazioni siano più densi di contenuto di quelli succitati ma il risultato non può che essere una comunicazione irrisolta: un intervento che non può dar luogo a un dialogo, a un vero scambio di opinioni.
Insomma mi sembra che anche gli spazi destinati all’informazione di qualità si siano adeguati alla moda corrente della parola fine a se stessa, dissociata dalle intenzioni.
La famosa radio di Eugenio Finardi, quella con la quale "si può scrivere leggere o cucinare/ non c'è da stare immobili seduti lì a guardare", la radio grazie alla quale "non si smette di pensare", sembra ormai un patetico relitto del passato.
Anche la radio, dunque, si arrende e per non perdere consensi annienta la propria identità: una radio che smette di educare all’ascolto è una radio suicida.
4 commenti:
sì, su radio3 suona un po' strano, tuttavia a me sembra ancora una forma partecipazione carina, poco esibizionista, opportunamente filtrata... è vero che di rado l'sms aggiunge qualcosa (però c'è sempre la possibilità che lo faccia), ma rientra nei contributi al senso di comunità tipico della radio, e anche a quell'antiquata idea d'Italia unita, dalle alpi alle colonne greche, a cui la vecchia rai mi aveva fatto affezionare. poi tutto in questo tipo radio è garbato, persino i quiz!
(mi fermo ma potrei diffondermi, hai praticamente beccato l'argomento della mia tesi di laurea... :o)
Saranno gli anni che passano a rendermi così intransigente? :)
A Radio 3 mi lega un affetto tutto speciale, poiché per anni ha rappresentato il...palinsesto della mia vita, nel senso che ha scandito le ore, i giorni e gli anni della mia vita in solitudine. Non c'era come la voce del conduttore di radiotresuite per farmi sentire veramente "a casa" la sera di ritorno dal lavoro. Ho imparato moltissimo ascoltando. Questo è il punto: l'ascolto. Non mi piace che una trasmissione venga continuamente frammentata, interrotta dalle opinioni altrui. Ripeto: c'è un tempo per ogni cosa. Benissimo esprimere il proprio parere negli spazi dove ciò è esplicitamente richiesto. Benissimo anche comunicare le proprie opinioni via e-mail o sms. Però io sono così stanca di parole. Da una buona radio mi aspetto musica e informazione, non parole prive di contenuto.
sì, l'intolleranza alla fuffa aumenta con gli anni che passano, me ne accorgo pure io :o)
quando fa così a me Radio 3 sembra la versione pagana e "partecipata" di Radio Maria... anche se ha alcune trasmissioni di grande valore resta sempre un po' ingessata: del resto, è la RAI che a differenza di Renato Zero io ho raramente amato.
è più triste che non ci sia più la radio che stimola e "muove la mente" per simbiosi chimica ol suo pubblico...
io ho fatto per 11 anni incontenibili programmi "gay" (più sensatamente, di ricerca linguistica) nelle radio private, un'esperienza confluita poi nella versione "classic" de L'Altro Martedì di Radio Popolare.
ne sento la mancanza e mi spiace nessuno mi abbia portato via il testimone, per limitarsi a fare "i compitini"...
Posta un commento