Oggi il Congo ha festeggiato in grande stile i 50 anni di indipendenza dal Belgio. Celebrazioni che Amnesty International ha giustamente definito ipocrite, tanto più che nonostante il clima di pace apparente seguìto alle prime libere elezioni del 2006, il paese continua ad essere in balìa dello strapotere delle milizie e il rispetto dei più elementari diritti umani resta un'utopia. Il Congo è ancora una terra di orrori e ingiustizie dimenticate su cui nessuno vuole alzare lo sguardo e le celebrazioni di Kinshasa - presenti il re del Belgio, 18 capi di stato africani e il segretario generale dell'Onu - sono apparse comprensibilmente fuori luogo a chi si occupa in concreto di diritti umani.
Nell'ambito di un servizio dedicato a questa ricorrenza, la Radio della Svizzera Italiana ha realizzato un'intervista a Justine Masika Bihamba coordinatrice dell'ong “Synergie de femmes pour les victimes des violences sexuelles” . Trascrivo qui di seguito una parte di questa preziosa testimonianza.
"Sui mille casi di stupro che abbiamo seguito abbiamo ottenuto 200 sentenze ma nessuna è stata resa esecutiva. Mi spiego: prima di tutto c’è il problema della distanza geografica. Nella provincia del Nord Kivu abbiamo solo tre tribunali così le donne devono percorrere centinaia di chilometri alla ricerca della giustizia. Una volta a destinazione devono trovare da dormire, da mangiare e i soldi per pagare la polizia. Sì perché devi pagare per sporgere denuncia, come pure per il sopralluogo. E poi c’è la lentezza giudiziaria. Prendiamo l’aggressione ai miei figli: trattandosi di soldati (gli aggressori, ndr) sono andata al tribunale militare per sporgere denuncia. Mi hanno chiesto soldi. Per l’audizione mi hanno chiesto ancora 35 dollari. Ho fatto denuncia il 19 settembre 2007 ma finora, malgrado le insistenze e le pressioni internazionali, gli aggressori non sono stati arrestati. Perché? Perché sono coperti dai loro capi e quando gli autori (delle aggressioni, ndr) vengono fermati, pagano una mazzetta e tornano in libertà, dopodiché vengono ad aggredirci.
Quando infine arriviamo alle sentenze, la legge congolese prevede che per incassare gli indennizzi bisogna prima pagare: sono le cosiddette "spese proporzionali " da versare allo stato e ammontano al 15-17% dell’indennizzo cui si ha diritto. Per tutte queste ragioni le donne preferiscono un accordo bonale in cui ricevono due o tre capre. Resta l’impunità ma almeno ricevono qualcosa."
Nell'ambito di un servizio dedicato a questa ricorrenza, la Radio della Svizzera Italiana ha realizzato un'intervista a Justine Masika Bihamba coordinatrice dell'ong “Synergie de femmes pour les victimes des violences sexuelles” . Trascrivo qui di seguito una parte di questa preziosa testimonianza.
"Sui mille casi di stupro che abbiamo seguito abbiamo ottenuto 200 sentenze ma nessuna è stata resa esecutiva. Mi spiego: prima di tutto c’è il problema della distanza geografica. Nella provincia del Nord Kivu abbiamo solo tre tribunali così le donne devono percorrere centinaia di chilometri alla ricerca della giustizia. Una volta a destinazione devono trovare da dormire, da mangiare e i soldi per pagare la polizia. Sì perché devi pagare per sporgere denuncia, come pure per il sopralluogo. E poi c’è la lentezza giudiziaria. Prendiamo l’aggressione ai miei figli: trattandosi di soldati (gli aggressori, ndr) sono andata al tribunale militare per sporgere denuncia. Mi hanno chiesto soldi. Per l’audizione mi hanno chiesto ancora 35 dollari. Ho fatto denuncia il 19 settembre 2007 ma finora, malgrado le insistenze e le pressioni internazionali, gli aggressori non sono stati arrestati. Perché? Perché sono coperti dai loro capi e quando gli autori (delle aggressioni, ndr) vengono fermati, pagano una mazzetta e tornano in libertà, dopodiché vengono ad aggredirci.
Quando infine arriviamo alle sentenze, la legge congolese prevede che per incassare gli indennizzi bisogna prima pagare: sono le cosiddette "spese proporzionali " da versare allo stato e ammontano al 15-17% dell’indennizzo cui si ha diritto. Per tutte queste ragioni le donne preferiscono un accordo bonale in cui ricevono due o tre capre. Resta l’impunità ma almeno ricevono qualcosa."