Stamattina il bluesman si è arrampicato sul tetto, vi ha praticato un pertugio e si è calato in un oscuro mondo di vespe e ragni allo scopo di riparare un guasto elettrico. Io, privata della possibilità di utilizzare lavatrice e computer – i cardini attorno a cui ruota la mia vita domestica – sono rimasta a terra a fare da assistente, cioè a manovrare l’interruttore generale secondo le istruzioni che mi provenivano, sinistre e ovattate, attraverso il soffitto. Mi sentivo un po’ come la celebre Inga di Frankenstein Junior, alle prese con la libreria girevole e la candela da ricollocare al posto giusto; tanto più che il bluesman è riaffiorato alla luce decorato di ragnatele decennali e l’avrei visto bene come comparsa in qualche parodia horror.
Ma la faccenda curiosa è un'altra. Zampettandoci sopra, il mio eroe ha scoperto che il tetto è completamente disseminato di gherigli di noce vuoti: barchette annerite dal gelo e dal sole, piccole ardesie lunari senza peso, tracce della vita segreta che si svolge sopra le nostre teste indaffarate e inconsapevoli.
Ma la faccenda curiosa è un'altra. Zampettandoci sopra, il mio eroe ha scoperto che il tetto è completamente disseminato di gherigli di noce vuoti: barchette annerite dal gelo e dal sole, piccole ardesie lunari senza peso, tracce della vita segreta che si svolge sopra le nostre teste indaffarate e inconsapevoli.
Nessun commento:
Posta un commento