martedì 1 giugno 2010

Giugno

Sotto un cielo adeguatamente turchino e illuminato ha inizio il mese di giugno e il mio accesso alla rete continua ad essere negato. Ancora ieri un’operatrice antipatica mi ha redarguita per la mia impazienza, e in tono sprezzante ha sottolineato che stare due settimane senza internet “non è poi una cosa tanto grave, no?”
Comunque, dopo due settimane di assedio telefonico fra insulti e blandizie, minacce, ricatti e accuse, dopo l’intervento a pagamento di un tecnico Telecom, dopo ben due accurati controlli (a pagamento, è logico) del mio tecnico di fiducia che ha confermato che pc e modem godono di ottima salute, alla fine di una eterna telefonata che ha rubato un intero sabato pomeriggio al bluesman (io non avrei retto), siamo arrivati alla conclusione che il problema è di natura squisitamente amministrativo-commerciale. In breve, un’anomalia di sistema ha sovrapposto il mio attuale contratto – in essere dall’agosto 2006 - con il precedente contratto “a consumo”. Questo conflitto di informazioni genera un errore che impedisce il mio accesso alla rete. E si tratta di un problema che nessuno riesce a risolvere. Stamattina alle 7 un operatore di buona volontà mi ha anche fornito ulteriori dettagli: la risoluzione del mio problema è stata affidata ad un’impresa che però non si è rivelata all’altezza. Ora il caso è stato affidato ad un’altra impresa che ha il compito di riparare il guasto entro martedì 8 giugno. Ce la faranno i nostri eroi?
Non so, nel frattempo io mi sto attrezzando per cambiare gestore. In ogni caso queste due settimane di “isolamento” mi hanno illuminata sugli effetti collaterali di internet. Mi è più che mai chiaro che la realtà può essere fatta, disfatta e ricreata con le parole. Che la libertà è un’illusione. Che la verità è relativa. Che internet è l’ennesimo trastullo elargito al popolo affinché si distragga, si illuda e non pensi. Che c’è sempre un potere – di natura politica o economica poco cambia – in grado di cancellare la tua libertà sulla base di un capriccio. Che le conoscenze virtuali, i rapporti fra utenti della rete sono una bolla di sapone, sono falsi, inesistenti, si alimentano di parole vuote e danno un contributo importante a tutta questa grottesca alienazione dal reale che ci sta distruggendo.

2 commenti:

rose ha detto...

mah, io non sottovaluterei le reali possibilità di scambio di parole vere (anche se l'attrattiva della distrazione/alienazione è sempre dietro l'angolo). in questo senso internet è una vera e propria arma, ma è vero che dipendiamo sempre da qualcuno che ce la "concede": spengono un interruttore, e i nostri piccoli circoli di resistenza dobbiamo ricostruirceli in un altro modo...
Comunque il trastullo prevalente mi pare resti sempre un altro: sabato sono andata a comprare un televisore nuovo per mia madre (il suo era rotto e il digitale terrestre incalza). davanti ai mille schermi alla blade runner schierati da mediaworld, lucidi e splendidi, su molti dei quali una bella figliola danzava fra petali dorati, ho pensato che se uno si imbambola lì davanti davvero gli fanno passare qualsiasi voglia di occuparsi del mondo reale... lì sì mi veniva voglia di staccare la corrente.

exit ha detto...

Cara Rose, ti dirò che non avere il televisore è una gran comodità: che sollievo non dover rincorrere il decoder!