sabato 17 marzo 2012

St Patrick's Day

"Era un giorno grigio, c'era uno strano silenzio nel mare e nel cielo e nessun segno di vita, a eccezione della vela di una currach - o niavogue, come vengono chiamate qui - che stava rientrando dalle isole. Di tanto in tanto passava un carro pieno di anziani e bambini che mi salutavano in irlandese.
Poi sono tornato indietro e ho proseguito su una lunga strada che passava attraverso la torba, con una montagna dal dolce pendio su un lato e il mare dall'altro. Il monte Brandon, di fronte a me, era in parte coperto dalle nuvole. Per quanto riuscivo a vedere c'era un piccolo gruppo di persone che si stava dirigendo alla cappella di Ballyferriter; gli uomini con vestiti di stoffa grossa fatti in casa e le donne con mantelline blu o, più spesso, scialli neri avvolti sopra le loro teste.
Questa processione lungo le torbiere olivastre, tra le montagne e il mare, in un grigio giorno di autunno, mi ha dato quella stretta al cuore che spesso può capitare di sentire in Irlanda - un'emozione che è in parte propria del posto e tipicamente patriottica, in parte il risultato della desolazione che ovunque accompagna la suprema bellezza del mondo."

John M. Synge, Vagabondo in Irlanda, a cura di Nicola Manuppelli, Mattioli 1885


2 commenti:

rose ha detto...

Non ho mai letto questo libro, ma tanti anni fa - forse addirittura prima di andare in Irlanda per la prima volta - ho sognato di esserci, sopra un pendio verde scuro da cui scendeva, sotto il cielo grigio, un gruppo di donne con scialli neri (e forse vestiti rossi). stretta al cuore? stretta al cuore...

exit ha detto...

Ho sperimentato anch'io questa forma di preveggenza nei confronti di luoghi ancora ignoti eppure intensamente vagheggiati. Un fenomeno che ho scelto di non indagare troppo per non intaccarne l'intensità poetica e l'alto potenziale cognitivo che trasmette. Lo ascrivo semplicemente a una sorta di pre-conoscenza platonica.