Mi meraviglio di aver scritto tanto in passato. Sono circondata da una realtà così mutevole che un fermo immagine non è proprio possibile. Non sarebbe realistico. Non so più dar conto di un evento senza considerare tutte le prospettive. Non ce la faccio a trarre conclusioni o definire stati d’animo. Non so trovare parole più efficaci del silenzio.
In generale, non sono pronta per la primavera, non sono pronta per la luce. Graziose le violette che regalano ombre di velluto ai boschi. Un lusso d’altri tempi. Ogni cosa è superflua e non c’è tempo da perdere. Come i poeti in tempo di guerra ho lo sguardo imbrattato di cadaveri, stracci insanguinati, mutilazioni e orrori. Volti terrosi e medievali di popoli in rivolta, povertà ancestrali e un tragico senso di impotenza. “Non è più tempo di sogni, devi lottare di più” diceva una nobile composizione della PFM.
2 commenti:
...bellissima "giustificazione" ma induce a chiedertelo comunque: scrivi ... Quando puoi,
abbraccio ciao vito
concordo su molto, ma non sul tragico senso di impotenza, che invece definirei a-patetico, insulso /
perchè la tragedia il più delle volte la guardiamo da lontano - come un oggetto in vetrina, al di là delle nostre buone intenzioni /
ogni tanto sogno di essere in guerra, qualcosa che al mattino scorre via per lasciare posto a una routine borghese
(immagino che potrai capire, non è una critica, solo una postilla a quanto hai scritto)
buona giornata
C
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