lunedì 5 marzo 2012

La Russia che se ne va

Di molte cose ancora non ci rendiamo conto
noi allievi della vittoria di Lenin
E le nuove canzoni
le cantiamo all'antica
Come ce le hanno insegnate le nonne e i nonni

Amici! Amici!
Quale spaccatura c'è nel paese,
Quale tristezza nell'allegro ribollire!
[...]
Io accuso il potere sovietico
Per questo sono offeso con esso,
Perché la mia luminosa giovinezza
Nella lotta degli altri non l'ho vista.

Che cosa ho visto?
Ho visto solo la battaglia,
E invece dei canti
Ho sentito le cannonate.
Non è forse per questo che con la testa gialla
Ho corso a più non posso per il pianeta?

Nonostante ciò sono felice.
Nel turbinio delle bufere
Ho ricevuto impressioni irripetibili.
Il vortice ha adornato il mio destino
Con una fioritura intessuta d'oro.

Non sono un uomo nuovo!
Perché celarlo?
Con una gamba sono rimasto nel passato,
Così cercando di raggiungere la schiera d'acciaio
Con l'altra gamba scivolo e cado.
Ma c'è dell'altra gente.
Quelli
Ancora più infelici e dimenticati.
Essi sono come crusca nello staccio
In mezzo ad eventi che non capiscono.

Io li conosco
Io li ho sbirciati:
I loro occhi sono più tristi di quelli delle mucche.
Fra le opere pacifiche della gente
Come uno stagno, il loro cuore si è ammuffito.

Chi getterà una pietra in questo stagno?
Non toccatelo!
Ne verrà fuori un odore di marcio.
Essi moriranno dentro se stessi,
Andranno in putrefazione come foglie cadute.

E c'è dell'altra gente,
Quelli che credono,
Che tendono al futuro un timido sguardo.
Grattandosi il didietro e il davanti,
Essi parlano di una vita nuova.

Io ascolto. Io nella memoria guardo,
Di che cosa spettegola la miseria contadina.
"Ci va bene vivere col potere sovietico...
oggi però ci vorrebbe della tela... E un po' di chiodi..."

Di pochissime cose han bisogno questi barbuti,
Tutta la loro vita sta nell'abbondanza
Di patate e di pane.
Perché allora impreco ogni notte
Contro la sorte sfortunata, amara?

Io provo invidia,
Per chi ha passato la vita in battaglia,
Per chi ha difeso una grande idea.
Io, che ho distrutto la mia giovinezza,
Non ho più neppure i ricordi.

Che scandalo!
Che grande scandalo!
Mi  sono trovato in uno spazio stretto.
Potevo dare
Non quello che ho dato,
Quello che mi veniva come uno scherzo.

Cara chitarra,
suona, suona!
Modula, zingara, qualche cosa,
Così che io possa dimenticare i giorni avvelenati,
Che non hanno conosciuto né carezza né pace.

Lo so, non si annega la tristezza nel vino,
Né l'anima si può curare
Col deserto e il distacco.
Ma forse, è per questo che voglio
Rialzarmi i calzoni
E correre dietro al komsomol.

(2 novembre 1924)

Sergej Esenin, da Poesie e Poemetti (Rizzoli), traduzione di Eridano Bazzarelli

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://anellidifum0.wordpress.com/about/

Anellidifum0 is bonded to www.anellidifumo.ilcannocchiale.it and it’s Sciltian Gastaldi’s mostly Italian personal blog. Sciltian is a 1974 class man, who is able to do essentially three things: writing, speaking and teaching. No, not in the same time. In case you are prying, I created a personal website just for you: www.sciltiangastaldi.com and it’s in English, too. What could you possibly want more than this? A slice of my butt cut close to the bone? No way.

Ma dove l'ha imparato l'Inglese questo bischero? A Toronto?
Ah, ecco perche' insegna Italiano!