mercoledì 4 agosto 2010

London calling

Galeotto fu il libro di Luca Frazzi sui testi dei Clash e, ancor più galeotta, la riedizione celebrativa del trentennale di London calling che il bluesman mi regalò per Natale: confesso che la musica dei Clash mi è sempre passata accanto senza mai costituire la colonna sonora della mia vita. Ma London calling è un inno irresistibile. Più che un riff trascinante, London calling è un imperativo categorico.

L’ascolto dei Clash ha indubbiamente smosso le acque, e rispondere picche a certi vecchi ricordi assolati di Ladbroke Grove non sarebbe stato onesto. Così l’inverno scorso ho preso a pretesto un cambio sterlina/euro particolarmente favorevole e ho elaborato il piano.

L’altro giorno lui mi ha chiesto che effetto mi fa ritornare a Londra dopo quasi vent’anni. Mixed feelings è l’espressione più appropriata per la circostanza. È come rivedere un ex di cui non ti frega più niente, agli occhi del quale, però, non vuoi sfigurare.
Ritornare a Londra, al crocevia dei miei errori, è, in un certo senso, una resa: nei confronti di me stessa, dei miei limiti e di tutte le occasioni sprecate. Ogni tanto bisogna pur mettere un punto fermo, tracciare una riga, prendere atto del bilancio.

Sarà imbarazzante vedere come tutto è cambiato. Imbarazzante ma anche divertente, forse. Quel che è certo è che stavolta sono determinata a fare finalmente la turista - mi sono addirittura procurata una guida della città -, mansueta come un agnello in coda agli ingressi dei musei. E sono curiosa di vedere le reazioni del bluesman quando gli mostrerò i sottoscala (alla lettera) pulciosi (alla lettera) nei quali ho abitato.
Per il resto si vedrà. Il programma è denso, e benché io abbia pianificato tutto il pianificabile, mi dovrò arrendere alla forza dei luoghi e degli eventi (neanche mi stessi accingendo a esplorare la foresta amazzonica).
Comunque, il fatto che i rubinetti dell’hotel siano dotati di miscelatore mi pare già di buon auspicio.

Adesso però devo tornare alle ansie spicciole da preparativi: qui c’è ancora da convincere il bluesman a portare con sé qualche maglioncino; c’è poi la gatta, agitatissima, da consolare; ma soprattutto devo ancora escogitare un sistema per chiudere le mie valigie (sì perché io viaggio con due valigie).
E i sandali, varrà la pena portare i sandali?

5 commenti:

"Lui" ha detto...

Portali, che non si sa mai ;)

Comunque è curioso il fatto che io scorga questo post proprio nel preciso momento in cui riesco -finalmente, dopo due giorni di spola da casa mia a quella di Cristina - ad ascoltare (dopo mesi di promesse a me stesso) la versione 180gr della edizione trentennale del sopracitato doppio storico LP dei Clash... regalatomi, per altro, dalle mie - ormai poverissime - tasche per il mio quarto di secolo.

Be', un po' patetico e assolutamente scontato... ma, lo stesso, tanti auguri a me e soprattutto buon viaggio a te e al bluesman.

p.s. Non mi faccio avanti per la custodia di Matilde/a perché sicuro mi sventra la tartaruga! Eheheh... :)

exit ha detto...

Guarda, con te sono sempre in difficoltà con gli auguri, non so mai se devo farteli o no. Comunque ti ho pensato e ne ho anche parlato al bluesman. Buona vacanza anche a te!

sam ha detto...

Non preoccuparti, anzi, grazie :)

River Man ha detto...

Per me invece, per rimanere in metafora, Londra è un'amante sognata, desiderata, agognata che ho "conosciuto" dalle letture e dai racconti di chi ci è stato ma che non ho mai incontrato e la tua gioventù londinese un po' la invidio.
Aspetterò il vostro ritorno (e magari la prossima fiera di Varese) per i racconti.
Fate buon viaggio.

Anonimo ha detto...

Buonissime vacanze a te e bluesman. Un abbraccio Flavia