A Londra sono solo i businessmen incravattati - quelli che viaggiano sulla silenziosissima e iperprotetta Jubilee Line, per intenderci - a non avere le orecchie trafitte dalle cuffiette dell'i-pod. A Londra, leggere il giornale in metropolitana non usa più e se, come me, siete dotati solo di un banale telefono cellulare, uno di quegli aggeggi che servono solo a telefonare e non fanno né le fotografie né il caffè, allora siete individui inclassificabili: se proprio non potete fare a meno di esibire un oggetto così rudimentale, a parziale compensazione fate il favore di utilizzare - contemporaneamente, sia chiaro - una qualche specie di Blackberry, perché, diciamocelo francamente, a Londra, senza smartphone e senza i-pod non sei nessuno.
Non siate patetici, per favore: non andate a Londra a cercare dischi. HMV ormai è sinonimo solo di dvd e interi reparti di diavolerie tecnologiche. I negozi indipendenti, quelli che da qui immaginiamo stipati di rarità viniliche, sono pochi e fanno pena: hanno tutti gli stessi dischi. A Londra, new wave significa solo Cure/Banshees, naturalmente inglobati nello stesso scomparto. Inspiegabilmente troverete una quantità esagerata di dischi dei My Bloody Valentine, sempre gli stessi in tutti i negozi.
Fanatici di british fashion? In cerca di idee alternative? Rivolgetevi altrove, please. A Londra le idee sono morte. Londra è un unico, immenso mercato globale di fuffa cinese e indiana. Il prezzo, il prezzo: è questa la filosofia ispiratrice di tutti i marchi britannici, inclusi i più gloriosi e, un tempo, innovativi. Il risultato è che trovi la stessa roba dappertutto. Ovunque le solite camicie dal taglio inequivocabilmente indiano. C'è molta più roba made in UK qui in Italia che a Londra.
L'anima caraibica di Notting Hill e Ladbroke Grove, come un buffo costume d'altri tempi, verrà rispolverata tra un paio di settimane giusto per il carnevale, stanco rituale per turisti. Camden è solo uno squallido quartiere di locali pulsanti musica tecno. In alternativa, i soliti pub gravidi di schiamazzi e pinte di birra come in certe stampe del '600.
In cerca dei mitici negozi di carte, biglietti e cartoline speciali per ogni occasione? Anche in questo caso avete sbagliato direzione. Spiacenti, la fantasia è finita e il buon gusto scarseggia da tempo.
Non cercate idee, stimoli e novità a Londra. Accontentatevi, se ci riuscite, di ascoltare quel che resta dell'anima della città. Spingetevi a Kentish Town, se avete voglia di passare una serata a chiacchierare in un pub. Per sfuggire al fragore assordante del traffico, alle sirene lancinanti delle ambulanze (in media 1 ogni cinque minuti), non infilatevi le cuffiette dell'i-pod. Andate in periferia, piuttosto. Gli squarci di silenzio, i fiori, le boscaglie incolte, i cimiteri: sono queste le sole ragioni per cui può ancora avere un senso tornare a Londra.
3 commenti:
tornarci dopo 20 anni dev'essere stato traumatico... tutto cambia (camden già massificata 10 anni fa) e londra a volte sembra fare apposta a mascondere le cose più belle, poi in effetti il divario culturale fra "qui" e "là" si è ridotto (riducendo un po' il fascino della metropoli). ma l'east end, non ti è piaciuto?
Cara Rose, tanto per cominciare ben tornata.
Guarda, dell'attuale East End ho visto solo ciò che vent'anni fa era fantascienza, cioè Canary Wharf. Purtroppo Shoreditch e Hoxton, benché in agenda, ce li siamo persi in parte anche per via di certi miei piccoli problemi di salute che hanno un po' rallentato la vacanza. Ma abbiamo in programma - non so bene quando, ma certo non fra vent'anni! - un lungo week-end londinese proprio per colmare certe lacune (e per tornare a teatro!)
per contro hai fatto proprio quello che ho in programma (negletto) da altrettanti decenni: cimiteri e il V&A.
come si capisce, bisogna che ci vada di nuovo anch'io :o)
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