"Ed ora vorrei dare un consiglio a tutti gli artisti che abbiano talento. Il consiglio è questo: NON STUDIATE!
Contrariamente a quel che comunemente si crede, io penso fermamente che studino e debbano studiare coloro che talento non hanno, ma soltanto una certa predisposizione, giacché con lo studio applicato, coscienzioso, si può sempre arrivare ad essere buoni pianisti, buoni compositori, buoni artigiani della musica, però non già ottenere opere o risultati geniali: solo opere di alto artigianato, cioè cose rispettabili ed oneste. Ciò è possibile perché, infatti, che significa essere un compositore? «Comporre» significa: porre una cosa con un’altra, e ciò è proprio dell’artigiano più che del vero e grande artista. Quindi coloro che invece hanno un vero e proprio talento, indubitabile, spontaneo, coloro per i quali la creazione è una NECESSITÀ, questi non studino, giacché in realtà per loro questo NON è necessario. La creazione stessa – lo slancio creativo – produrrà e darà loro la forma, e nella maggior parte dei casi una forma nuova. Non è l’organo che crea la funzione, bensì la funzione che crea l’organo; e perciò anche il contenuto crea il linguaggio. Quindi, ripeto ancora una volta: se avete talento non studiate, perché ciò non può fare altro che opporre barriere ed impedire la vera creazione. Questa produrrà da se stessa la forma e il linguaggio nuovi. In altri tempi i conservatori e le scuole di belle arti erano e furono necessarie. Ora non più. Certo alcuni elementi-base sono ancora indispensabili, ma ben pochi. Altro è il lavoro che viene richiesto ora agli artisti, diverso e su di un altro piano."
Contrariamente a quel che comunemente si crede, io penso fermamente che studino e debbano studiare coloro che talento non hanno, ma soltanto una certa predisposizione, giacché con lo studio applicato, coscienzioso, si può sempre arrivare ad essere buoni pianisti, buoni compositori, buoni artigiani della musica, però non già ottenere opere o risultati geniali: solo opere di alto artigianato, cioè cose rispettabili ed oneste. Ciò è possibile perché, infatti, che significa essere un compositore? «Comporre» significa: porre una cosa con un’altra, e ciò è proprio dell’artigiano più che del vero e grande artista. Quindi coloro che invece hanno un vero e proprio talento, indubitabile, spontaneo, coloro per i quali la creazione è una NECESSITÀ, questi non studino, giacché in realtà per loro questo NON è necessario. La creazione stessa – lo slancio creativo – produrrà e darà loro la forma, e nella maggior parte dei casi una forma nuova. Non è l’organo che crea la funzione, bensì la funzione che crea l’organo; e perciò anche il contenuto crea il linguaggio. Quindi, ripeto ancora una volta: se avete talento non studiate, perché ciò non può fare altro che opporre barriere ed impedire la vera creazione. Questa produrrà da se stessa la forma e il linguaggio nuovi. In altri tempi i conservatori e le scuole di belle arti erano e furono necessarie. Ora non più. Certo alcuni elementi-base sono ancora indispensabili, ma ben pochi. Altro è il lavoro che viene richiesto ora agli artisti, diverso e su di un altro piano."
6 commenti:
I totally agree. Io infatti ero una capra a scuola and now look at me!
uh, molto interessante. quando sento queste teorie, per quanto male si possa dire di tante scuole, mi chiedo sempre che barriera possa costituire un po' di studio per un vero talento... (certo non bisogna lasciarsi intrappolare o sentirsi costretti a carriere accademiche, ma, tra l'altro: se non entri in contatto con qualcuno che lo riconosca, come fai a sapere che hai talento?)
per singoli individui può essere vero, certo, ma come enunciato generale lo trovo peregrino e pure strumentalizzabile da chiunque sia "sicuro" di rientrare fra i talentuosi!
@Eleonora: Infatti io ti considero una donna di successo, visto che hai avuto la determinazione di fare ciò che molti, me compresa, si sono limitati a sognare.
Non posso dire di conoscerti, ma così, a occhio e croce, più che una capra direi che sei una "capa"tosta. :)
@Rose: Si tratta di una sana provocazione. Indirettamente, qui Scelsi si lancia contro le correnti artistiche assolutiste e ideologizzate, e contro quei circoli chiusi che confondono la creazione con la sterile ripetizione di stilemi cari al Maestro di turno; in questo caso il riferimento neanche troppo velato è al "quartetto" Malipiero/Casella/Respighi/Pizzetti di cui Scelsi, pur senza cattiveria, dice senza mezzi termini: "La loro musica non era in grado di lasciare traccia alcuna, se non purtroppo nei loro allievi."
Una personalità così insofferente di ogni costrizione (in realtà Scelsi studiò eccome, ma sempre con insegnanti privati) e fortemente orientata alla trascendenza, non dovette certo avere vita molto facile in Italia.
Scelsi cerca solo di liberare l’atto della creazione dagli orpelli della carriera e del mestiere; della creazione artistica Scelsi riscopre una dimensione un po’ primitiva e mistica che non mi dispiace affatto. Per lui "è il suono ciò che conta, più che la sua organizzazione, la quale avviene e cambia secondo le epoche, i popoli e le latitudini e nell'ambito della stessa Europa".
Chiaro che sul piano pratico anche il talento puro ha bisogno di un minimo di coordinate per potersi esprimere. E pure il confronto è fondamentale, sono d'accordo con te, Rose.
Tuttavia credo che tutti abbiamo esperienza di virtuosi straordinari che ci annoiano dopo due minuti e di strumentisti mediocri che semplicemente con un paio di accordi giusti ci spalancano davanti un mondo.
È un argomento davvero affascinante e spero di tornarci sopra presto, in un modo o nell'altro.
sì, in ambito colto dev'essere tremendo avere a che fare con certe conventicole. "pur senza cattiveria", eh :oD
poi tutte le questioni sulla "libertà nella società" sono veramente cruciali... non solo in campo artistico.
Ma guarda che scherzavo sul mio conto. Non mi reputo affatto una persona di successo.
@Eleonora: Lo so che scherzavi, ma io invece dicevo sul serio. Lo penso davvero.
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