Contrariamente a quel che comunemente si crede, io penso fermamente che studino e debbano studiare coloro che talento non hanno, ma soltanto una certa predisposizione, giacché con lo studio applicato, coscienzioso, si può sempre arrivare ad essere buoni pianisti, buoni compositori, buoni artigiani della musica, però non già ottenere opere o risultati geniali: solo opere di alto artigianato, cioè cose rispettabili ed oneste. Ciò è possibile perché, infatti, che significa essere un compositore? «Comporre» significa: porre una cosa con un’altra, e ciò è proprio dell’artigiano più che del vero e grande artista. Quindi coloro che invece hanno un vero e proprio talento, indubitabile, spontaneo, coloro per i quali la creazione è una NECESSITÀ, questi non studino, giacché in realtà per loro questo NON è necessario. La creazione stessa – lo slancio creativo – produrrà e darà loro la forma, e nella maggior parte dei casi una forma nuova. Non è l’organo che crea la funzione, bensì la funzione che crea l’organo; e perciò anche il contenuto crea il linguaggio. Quindi, ripeto ancora una volta: se avete talento non studiate, perché ciò non può fare altro che opporre barriere ed impedire la vera creazione. Questa produrrà da se stessa la forma e il linguaggio nuovi. In altri tempi i conservatori e le scuole di belle arti erano e furono necessarie. Ora non più. Certo alcuni elementi-base sono ancora indispensabili, ma ben pochi. Altro è il lavoro che viene richiesto ora agli artisti, diverso e su di un altro piano."
lunedì 30 agosto 2010
Giacinto Scelsi: consigli per gli artisti
Contrariamente a quel che comunemente si crede, io penso fermamente che studino e debbano studiare coloro che talento non hanno, ma soltanto una certa predisposizione, giacché con lo studio applicato, coscienzioso, si può sempre arrivare ad essere buoni pianisti, buoni compositori, buoni artigiani della musica, però non già ottenere opere o risultati geniali: solo opere di alto artigianato, cioè cose rispettabili ed oneste. Ciò è possibile perché, infatti, che significa essere un compositore? «Comporre» significa: porre una cosa con un’altra, e ciò è proprio dell’artigiano più che del vero e grande artista. Quindi coloro che invece hanno un vero e proprio talento, indubitabile, spontaneo, coloro per i quali la creazione è una NECESSITÀ, questi non studino, giacché in realtà per loro questo NON è necessario. La creazione stessa – lo slancio creativo – produrrà e darà loro la forma, e nella maggior parte dei casi una forma nuova. Non è l’organo che crea la funzione, bensì la funzione che crea l’organo; e perciò anche il contenuto crea il linguaggio. Quindi, ripeto ancora una volta: se avete talento non studiate, perché ciò non può fare altro che opporre barriere ed impedire la vera creazione. Questa produrrà da se stessa la forma e il linguaggio nuovi. In altri tempi i conservatori e le scuole di belle arti erano e furono necessarie. Ora non più. Certo alcuni elementi-base sono ancora indispensabili, ma ben pochi. Altro è il lavoro che viene richiesto ora agli artisti, diverso e su di un altro piano."
Wild is the wind
venerdì 27 agosto 2010
Gli Ufo a Radio Padania
Io dico: meno male che almeno l'organo d'informazione ufficiale della Lega Nord, partito che notoriamente ha il suo fondamento nei principi evangelici di carità e accoglienza, ci tiene desta la coscienza e ci guida e ci illumina sulla via della pace interiore, della spiritualità e del progresso.
martedì 24 agosto 2010
lunedì 23 agosto 2010
Non preoccupatevi

sabato 21 agosto 2010
Summer melancholia 2 - No future
venerdì 20 agosto 2010
Gita al lago

Lucerna è una cittadina graziosa, precisa e ordinata come solo una città svizzera può essere. Il lago, le radure erbose sullo sfondo, le antiche torri affilate, il lungo ponte di legno ornato di fiori: gli svizzeri sono riusciti a infilare nel panorama lucernese tutto quello che normalmente uno trova nei paesaggi delle fiabe. Perciò i giapponesi a Lucerna, quando non vengono scaricati in comitiva dentro una qualche gioielleria convenzionata, impazziscono a fotografare qualsiasi cosa, persino le aree di servizio autostradali.
Lucerna è una città in cui tutto, eccezion fatta per le scarpe, costa grosso modo il doppio che in Italia (peccato che, in materia di calzature, la mia sensibilità non coincida minimamente con quella elvetica): persino la fuffa cinese assume un aspetto più chic, a Lucerna.

Di tutte le glorie di cui può a buon diritto vantarsi la città, una in particolare suscita la mia sincera e incondizionata ammirazione: si tratta del complesso avveniristico che in pratica ingloba il KKL, la stazione ferroviaria e una serie di parcheggi sotterranei. Da buona italiana, resto incantata dinanzi all'attuazione di un progetto urbanistico che segue semplicemente un filo logico molto lineare: i parcheggi consentono l'accesso diretto alla stazione; uscendo in superficie ci si trova immediatamente nel centro città affacciato sul lago, a pochi passi dai numerosi eventi musicali e culturali offerti dal KKL; il quale, a sua volta, nonostante il rigore astratto che ne caratterizza l'architettura si inserisce nel contesto con estrema naturalezza.
lunedì 16 agosto 2010
Cimiteri di Londra - Highgate

Credo che il cimitero di Highgate sia il punto della città che esprime la più alta concentrazione di spirito vittoriano. È il documento più autentico di quell'epoca, della sua estetica e delle sue contraddizioni. Sepolcri pagani, ornati di animali e corone d'alloro, anziché di simboli sacri. La sfarzosa rincorsa ad una moda esotica si traduce nell'Egyptian Avenue, in pratica un antro tanto lugubre e opprimente che Charles Dickens, dopo avervi sepolto la figlia, deciderà di trasferirne le spoglie in campo aperto, in un'area ben esposta alla luce.
Ipocrisia (ai suicidi, colpevoli di un atto illegale, veniva negata la sepoltura in terra consacrata); gusto del macabro e necrofilia (ho visto loculi dotati di finestrelle affinché la bara non fosse completamente celata al visitatore); idealizzazione della purezza (i gigli di pietra); anelito di redenzione (i celebri angeli); i nervi scoperti della sensibilità vittoriana si incrociano qui, in questo giardino muschioso, appassionatamente protetto da guardiani gelosi. Un patrimonio inestricabile di verità e leggenda.
Credo che l'anima autentica di Londra risieda al cimitero di Highgate. Ascoltando il racconto della leggendaria esumazione notturna di Lizzie Siddal, icona del preraffaelitismo; dinanzi alla modesta, fiorita sepoltura dell'ex spia sovietica avvelenata quattro anni or sono da un drink radioattivo; rievocando il sontuoso, bizzarro corteo funebre di Malcom McLaren giunto a Highgate solo pochi mesi fa, realizzo che è proprio qui, lungo tracce più o meno invisibili di questo burial ground che è disegnata la vera mappa della città, le coordinate della sua anima, il segreto che a lungo l'ha resa unica agli occhi del mondo.
domenica 15 agosto 2010
Cimiteri di Londra - Bunhill Fields


L'altro giorno, a Bunhill Fields un grazioso scoiattolo si dava un gran da fare su e giù per il sepolcro di John Bunyan: giocava a nascondino fra le tombe e le panchine. A un tratto il bluesman ha estratto una castagna dal portafoglio (sì, avete letto correttamente), si è chinato e ha fatto un verso di richiamo. Il roditore si è avvicinato in un baleno, con zampette avide ha afferrato la castagna e, facendola ruotare, l'ha esaminata scrupolosamente. Poi, assicurato il prezioso tesoro fra i dentini, ha roteato un rapido sguardo di saluto ed è balzato via.
"Posso chiederti perché te ne vai in giro con una castagna nel portafoglio?" ho chiesto al bluesman sulla via del ritorno.
"Può sempre tornare utile, una castagna" è stata la risposta "Hai visto che ho trovato qualcuno in grado di apprezzarla?"
sabato 14 agosto 2010
Londra città morta?

lunedì 9 agosto 2010
Tre cose che lui non sa
Un'altra cosa che il bluesman non sa e che sarebbe carino sapesse proprio oggi, è che ci sono giorni in cui mi sembra che le pareti della casa mi crollino addosso; ma basta che arrivi lui ed ogni cosa torna al suo posto, la realtà ritrova il suo assetto, la vita può continuare.
In ogni caso, io ho fatto il mio dovere affinché l'anniversario non scivolasse via inosservato: ho dato retta a uno di quegli impulsi insopprimibili della mia anima romantica e qualche settimana fa, in gran segreto, ho comperato online due biglietti per The phantom of the opera. Insomma, stasera porto il bluesman a teatro e devo ancora trovare il modo di dirglielo.
venerdì 6 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
London calling
L’ascolto dei Clash ha indubbiamente smosso le acque, e rispondere picche a certi vecchi ricordi assolati di Ladbroke Grove non sarebbe stato onesto. Così l’inverno scorso ho preso a pretesto un cambio sterlina/euro particolarmente favorevole e ho elaborato il piano.
L’altro giorno lui mi ha chiesto che effetto mi fa ritornare a Londra dopo quasi vent’anni. Mixed feelings è l’espressione più appropriata per la circostanza. È come rivedere un ex di cui non ti frega più niente, agli occhi del quale, però, non vuoi sfigurare.
Ritornare a Londra, al crocevia dei miei errori, è, in un certo senso, una resa: nei confronti di me stessa, dei miei limiti e di tutte le occasioni sprecate. Ogni tanto bisogna pur mettere un punto fermo, tracciare una riga, prendere atto del bilancio.
Sarà imbarazzante vedere come tutto è cambiato. Imbarazzante ma anche divertente, forse. Quel che è certo è che stavolta sono determinata a fare finalmente la turista - mi sono addirittura procurata una guida della città -, mansueta come un agnello in coda agli ingressi dei musei. E sono curiosa di vedere le reazioni del bluesman quando gli mostrerò i sottoscala (alla lettera) pulciosi (alla lettera) nei quali ho abitato.
Per il resto si vedrà. Il programma è denso, e benché io abbia pianificato tutto il pianificabile, mi dovrò arrendere alla forza dei luoghi e degli eventi (neanche mi stessi accingendo a esplorare la foresta amazzonica).
Adesso però devo tornare alle ansie spicciole da preparativi: qui c’è ancora da convincere il bluesman a portare con sé qualche maglioncino; c’è poi la gatta, agitatissima, da consolare; ma soprattutto devo ancora escogitare un sistema per chiudere le mie valigie (sì perché io viaggio con due valigie).