Sul ponte sventola bandiera bianca. La temperatura corporea del bluesman ha raggiunto i 40.1°: insomma, c'era una ragione se venerdì non ce la faceva ad alzarsi dal letto e rispondeva a malapena con lugubri mugugni. Quanto a me, indomita infermiera-tuttofare, mi sono arresa al termometro solo dopo essermi addormentata tra le pagine di una terrificante lezione di tedesco sulle feste popolari della Carnia: ho scoperto così di essere arrivata a quota 38.9°, temperaturina di tutto rispetto; insomma, c'era una ragione se per tutta la notte il mio cervello si è disperatamente affannato a vuoto attorno a un non meglio definito nonché insopportabile invito a presentarsi tutti sulla Rathausplatz per il concerto d'apertura delle 16.30.
Per il momento sopravviviamo rosicchiando lentamente - causa appetito pressoché nullo - le provviste acquisite prima del crollo. Sigillati nel nostro lazzaretto virulento, immobilizzati sotto una coperta comune, io, il bluesman e la gatta ci disponiamo pieni di speranza dinanzi allo stereo come un tempo sulle terrazze gli ospiti dei sanatori dinanzi a vette incontaminate.
Prima o poi passerà, no?