mercoledì 19 gennaio 2011

Stamattina

Un attimo fa, mentre venivo in ufficio - forse per l'ultima volta, ancora non lo so: sulle liste di proscrizione affisse in bacheca, accanto al mio nome c'è una casella vuota - la luna sorgeva grassa ed enorme da un angolo del bosco facendosi tagliare a fette dai rami neri. E io per poco non ho investito uno scoiattolo.

2 commenti:

Endimione ha detto...

La luna, nel suo "cappuccio d'osso", è sempre crudele e indifferente, nelle poesie di Sylvia Plath di cui mi sono nutrito da adolescente. Io non riesco più a vederla in altro modo.

exit ha detto...

"Staring from her hood of bone / She is used to this sort of thing"

Io non la sento crudele, non ho un rapporto negativo con la luna. Però spesso mi inquieta perché sta lì a ricordarci quanto sia inutile, assurdo e ridicolo tutto il nostro affanno, il nostro formicolare sotto il suo sguardo. Mi fa sentire tutta la distanza fra ciò che sono e ciò che vorrei/potrei essere.