Un attimo fa, mentre venivo in ufficio - forse per l'ultima volta, ancora non lo so: sulle liste di proscrizione affisse in bacheca, accanto al mio nome c'è una casella vuota - la luna sorgeva grassa ed enorme da un angolo del bosco facendosi tagliare a fette dai rami neri. E io per poco non ho investito uno scoiattolo.
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2 commenti:
La luna, nel suo "cappuccio d'osso", è sempre crudele e indifferente, nelle poesie di Sylvia Plath di cui mi sono nutrito da adolescente. Io non riesco più a vederla in altro modo.
"Staring from her hood of bone / She is used to this sort of thing"
Io non la sento crudele, non ho un rapporto negativo con la luna. Però spesso mi inquieta perché sta lì a ricordarci quanto sia inutile, assurdo e ridicolo tutto il nostro affanno, il nostro formicolare sotto il suo sguardo. Mi fa sentire tutta la distanza fra ciò che sono e ciò che vorrei/potrei essere.
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