Faccio sogni orribili di questi tempi. Mi sveglio agitata e confusa ed è una gran fatica riagguantare la realtà e misurare la relativa ragionevolezza dei miei problemi: un sollievo al confronto delle ombre mostruose che si riassorbono lentamente dentro il cuscino.
Avrei fatto volentieri a meno della restaurazione dell’Epifania: l’ennesima palese strumentalizzazione della religione per fini commerciali. E per me l’ennesimo slalom tra inviti a pranzo, visite indesiderate a chiacchiere a vuoto.
Non ho progetti per il futuro, non ricordo più cosa significhi avere una prospettiva o la speranza di realizzare qualcosa. Sono in fase ascetica e contemplativa e vado in cerca di luoghi silenziosi. Mi sento singolarmente attratta da tutto ciò che è remoto e primitivo. Pietra, ferro, legno. Ritaglio scorci inediti in luoghi visitati da sempre: gli abbracci rugginosi dei rovi, un tetto smerlato, austere travi addormentate, comignoli che esalano lenti, costanti, consolanti.
Non ho progetti per il futuro, non ricordo più cosa significhi avere una prospettiva o la speranza di realizzare qualcosa. Sono in fase ascetica e contemplativa e vado in cerca di luoghi silenziosi. Mi sento singolarmente attratta da tutto ciò che è remoto e primitivo. Pietra, ferro, legno. Ritaglio scorci inediti in luoghi visitati da sempre: gli abbracci rugginosi dei rovi, un tetto smerlato, austere travi addormentate, comignoli che esalano lenti, costanti, consolanti.
Per riconnettermi con la civiltà, per uscire un po’ da questo luogo dimenticato da Dio, dove da mesi non arriva un film guardabile, sto valutando la possibilità di andare a sentire Angela Hewitt a Varese domenica 16. Non che mi aspetti chissà quali emozioni: il programma è terrificante e può giusto incontrare il solido gusto conservatore dell’attempata Varese bene. Devo dire però che ultimamente tutte le mie certezze stanno vacillando e non posso escludere che le volenterose interpretazioni bachiane della Hewitt abbiano effettivamente qualcosa da dire anche a chi non stia preparando l’esame di compimento inferiore di pianoforte (se si chiama ancora così); del resto devo confessare che proprio oggi, incappando nella leggendaria interpretazione delle Quattro Stagioni da parte di Fabio Biondi, raggiunta da certi violenti colpi d’archetto, ho avuto un sussulto e per la prima volta nella mia vita mi sono chiesta se quella rivoluzione portata avanti a forza di corde di budello strappate e percosse, se tutta quella furiosa ruvidezza, insomma, fosse davvero legittima. Non avremo forse preso un abbaglio eleggendo a rivoluzione del gusto e dell’interpretazione ciò che fu solo un isolato grido isterico?
Qualcuno, a questo punto, realizzerà che ho davvero smarrito i miei punti cardinali. Ma forse è solo che in questo momento sono abitata da altri furori e su ben altre rivoluzioni sto meditando ultimamente. Certe gustosissime disquisizioni mi appaiono ora come un lusso lontano.
(nella foto un disegno di Mervyn Peake)
5 commenti:
Spesso, ascoltando vecchie e magari prestigiose interpretazioni musicali che ovviamente al mio orecchio paiono datate, mi dico: sicuramente allora quella era il modo giusto di fare musica, "the way to do it", l'approdo finale di un lungo percorso culturale di un intero popolo; finché si è passati oltre. Così, immagino, per le Quattro stagioni di Fabio Biondi: in quel momento serviva quell'approccio lì per rompere con una tradizione rigida e conservatrice, ormai imbalsamata, e ridare vitalità (oltre che un approccio più filologico) alle interpretazioni... e magari si è un po' esagerato. Anche Glenn Gould, del resto, in anni giovanili eseguiva alcune delle Variazioni Goldberg con una velocità virtuosisticamente esibizionistica che ridiede vigore allo spartito, salvo tornare a tempi più pacati (e precisi) nella tarda registrazione dell'82 (mi pare). Ma tutto ciò non consola, anzi relativizza tutto ancor di più. No, non ci sono punti fermi, non ci sono pietre miliari. Se non per più o meno brevi tratti di strada.
E soprattutto, come dici giustamente, queste disquisizioni sono lussi. La realtà è destinata a svaporare sempre... Oddio, sembra stia facendo un sermone: è il mio goffo tentativo di manifestarti solidarietà. Spero tu possa almeno apprezzare i miei auguri di buon anno :)
Grazie Endimione, i tuoi commenti sono sempre preziosi.
Per inciso, le ultime Goldberg di Gould sono del 1981 (nel 1982 lui morì) e sono le mie preferite.
Ti auguro un 2011 di sonni tranquilli :)
Grazie, ricambio! ...e anche io preferisco le Goldberg dell'81 :)
Scrivi troppo bene, santa Madonna. Le tue parole sono come un ricamo. Come quando ho letto il tuo libro e mi soffermavo su ogni parola e sottolineavo dei passaggi. Per quanto riguarda gli incubi... join the club, sono la mia croce da tempo immmemorabile. Progetti per il futuro? Vieni a Dublino? Ospite a casa mia, that goes without saying.
Mamma mia, Eleonora, adesso qualcuno penserà che ti pago per farmi la claque...:))
Quanto al venirti a trovare, sarebbe molto carino se quelli dell'Istituto si ricordassero di me: mi fornirebbero un pretesto formidabile. Diversamente, mi sa che dovremo aspettare ancora un bel po'.
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