Gelida pioggia autunnale, acquitrini e risaie. Il castello di Belgioioso è il luogo più deprimente di tutta la Lombardia e la fiera della piccola editoria che vi si svolge ogni anno durante l'ultimo fine settimana di settembre è un evento stanco e privo di reale significato. Ieri mattina vagavo per le stanze semideserte del castello - 40 espositori in meno su 130 della scorsa edizione - con l'unico desiderio di scambiare le classiche parole di rito col mio editore e poi schizzare via da tutta quella tetraggine.
Non è così che si dà nuova linfa al mercato del libro. Non è così che fa convergere l'attenzione sul vero significato dello scrivere. Atrofia intellettuale e sonnolenza stagnavano ieri più che mai negli opprimenti saloni settecenteschi.
Me ne sono andata via rapida come un furfante, sentendomi in colpa per tutte quelle parole - montagne di parole - accatastate inutilmente e inutilmente esposte.
Il violento clima autunnale, nel frattempo, aveva restituito colore all'ammorbante campagna pavese.
Nei campi dove il frumento giaceva abbattuto dalla pioggia scintillava un'inedita marezzatura gialloverde.