domenica 4 aprile 2010

Lettere ritrovate di Guido Morselli


Segnalo questa preziosa raccolta di lettere scritte o ricevute da Guido Morselli tra il 1947 e il 1972: si tratta di missive rinvenute nei volumi giunti alla Biblioteca Civica di Varese per lascito testamentario. Morselli aveva infatti l’abitudine di archiviare la corrispondenza –incluse le proprie minute dattilografate – tra le pagine dei libri, secondo una logica ben precisa, tanto più significativa nel caso di carteggi con filosofi e scrittori. Un epistolario estremamente variegato che ci restituisce lo scrittore varesino (d'adozione) in tutta la sua complessa autenticità.
Qui di seguito riporto qualche stralcio dall’introduzione appassionata, intelligente e ben circostanziata di Linda Terziroli, curatrice dell’opera.

“Questa piccola, multicolore antologia di lettere, attesta il bisogno insaziabile dello scrittore di comunicare, di superare la barriera di incomunicabilità tra il proprio io ed il mondo, ovvero di interagire tra uomo e uomo, al di là dell’isolamento monadologico. E, a ben guardare, non è grafomania ma volontà irrinunciabile di aprirsi al confronto con l’altro, insieme all’intima necessità del Nostro di avere interlocutori di una certa levatura, proprio per lo spessore e la profondità del suo pensiero.[…] Il tormento di Morselli, creatura schiva, inselvatichita, isolata, sembra stridere con questo bisogno di comunicazione; la verità è che Guido Morselli desiderava un riconoscimento del valore delle sue opere, più che un’attestazione di stima alla sua persona.”

“Il vivere solo era una condizione scelta, ma Guido Morselli non temeva la solitudine: temeva piuttosto gli uomini[…] Lo spaesamento dell’uomo solo, ferito dal male umano è quel senso di disorientamento profondo causato dalla parentesizzazione delle esistenze che domina in Dissipatio H.G. Il tema frequente del viaggio, nell’intera opera morselliana, è indizio di una coazione al movimento.[…]La ricerca continua di una risposta credibile, attestata e incrollabile, quasi paradossalmente teologico-scientifica è il leit-Motiv, la chiave di lettura dell’opera letteraria e saggistica di guido Morselli, nonché delle domande che emergono da questo ventaglio di lettere. Lo Scrittore varesino era tormentato dai dubbi, assillato, quasi assalito a tratti, dalla ricerca, ardua in verità, di una spiegazione, dello svelamento di un dolore, di un lutto interiorizzato che faticava ad elaborare.
Il dialogo, sia pure soltanto scritto-letto, era la panacea di un momento, l’apparente risposta che, d’altronde, non risolveva i suoi radicatissimi dubbi. Morselli sembra ricercare l’introvabile, va in cerca, come trasfigura nella finzione letteraria dei suoi romanzi, di colui e colei che non risponde, di chi è presumibilmente scomparso.
Il destinatario (assente) è pertanto sempre assiduamente richiesto, soprattutto nell’appello più disperato, quello del suicidio.”

“Morselli è uno scrittore d’eccezione. Uno scrittore, per privilegio o per dannazione, condannato in vita all’intimazione del silenzio, al buio della sofferenza, che, a suo dire, negava il diritto alla felicità, e quindi alla vita. Solista, più che solipsista, è stato l’eletto o l’eccettuato, relegato, per comodità critica, in quell’inospitale (per lui) torre d’avorio, destinato a disperdere l’unicità e la preziosità di una vita alfierianamente dedita alla scrittura, nella più alta accezione del termine.”

Nessun commento: