lunedì 4 gennaio 2010

Desolazione

Quando entro qui ho la sensazione di chi entra nell’appartamento dove ha appena traslocato senza pensarci troppo. Manca tutto.
Intanto stamattina, per sentirmi viva, ho fatto un giro “in centro” (mi scappa da ridere).
I margini delle carreggiate continuano ad essere presidiati da escrescenze di ghiaccio immondo, impastato di aghi di pino e foglie morte. Tutti arranchiamo nel putrido gelo di questa desolante siberia, tutti trasciniamo le nostre vite fingendo che questo sia l’unico modo, che non vi sia alternativa. Solo D, il tabaccaio, viaggia sicuro dietro il bancone dispensando grattaevinci e ricariche e sigarette.
Sotto i portici vicino alla pasticceria un pezzo di carta igienica sporco di merda rantolava sulle piastrelle arancioni. Non l’ho nemmeno sfiorato ma la sensazione di sporcizia non ha smesso di brulicarmi su per le gambe finché non ho fatto un po’ di strada nella speranza che l’asfalto bruciasse la contaminazione. Incredibilmente, a poco a poco il cielo è trascolorato in un celeste antico. Nei campi attorno al cimitero brandelli di cellophan penzolavano dalle robinie come anime senza pace. Tornata a casa ho lavato la suola delle scarpe. You never know.

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