“Come un eremita, era maturo per la solitudine, sfiancato dalla vita da cui non si aspettava più nulla; e come un monaco si sentiva pervaso da un’immensa stanchezza, da un bisogno di raccoglimento, dal desiderio di non avere più nulla in comune con i profani, che per lui erano gli utilitaristi e gli imbecilli.
Insomma, benché non provasse alcuna vocazione per lo stato di grazia, nutriva una sincera simpatia per le persone chiuse nei monasteri, perseguitate da una società malevola che non perdona loro né il giusto disprezzo che hanno per lei, né la risoluta volontà di riscattare, di espiare con un lungo silenzio la spudoratezza sempre crescente delle sue chiacchiere assurde e stupide.”
(J.K. Huysmans “Controcorrente” trad. Fabrizio Ascari, Mondadori)
Insomma, benché non provasse alcuna vocazione per lo stato di grazia, nutriva una sincera simpatia per le persone chiuse nei monasteri, perseguitate da una società malevola che non perdona loro né il giusto disprezzo che hanno per lei, né la risoluta volontà di riscattare, di espiare con un lungo silenzio la spudoratezza sempre crescente delle sue chiacchiere assurde e stupide.”
(J.K. Huysmans “Controcorrente” trad. Fabrizio Ascari, Mondadori)
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