È uno di quei periodi in cui mi fa particolarmente male vivere. Qualsiasi cosa fa male. Certo la primavera coi suoi estremismi è fatta apposta per acuire questo stato di cose, e questo stato di cose mi rende particolarmente intollerante nei confronti degli imbecilli. Il che spiega perché l'altro giorno mi sia riuscito così facile mandare a quel paese il mio capo. Il quale ha poi reagito bonariamente cercando - senza successo - di minimizzare e ricucire lo strappo ("sembrava Berlusconi" a detta di un giovane collega presente alla zuffa).
Sta di fatto che stamane sono uscita di casa intenzionata ad acquistare un ombrello per il bluesman - essendo il suo andato distrutto durante una discussione particolarmente vivace in un'alba di tempesta - e mi sono ritrovata invece a girovagare senza meta per il centro di Varese. Dovevo anche andare a cercare un certo libro, ora che ci penso. Invece mi sono lasciata distrarre da un paio di simpatiche chanel che "bucavano" la vetrina di un negozio di calzature conservatrici: di vernice rosa bordate di rosso e viceversa, mi hanno fatto pensare a quei bizzarri modelli di Vivienne Westwood - con applicazione di golosissime ciliegie scarlatte o lucide sfere blu del tipo addobbo natalizio - viste a Londra un paio d'anni fa; tanto più che queste, se ho capito bene, andrebbero indossate spaiate, cioè su un piede una scarpa rosa bordata di rosso, sull'altro la rossa con rilievi rosa. Ricordo di aver letto da qualche parte che Helena Bonham Carter si presentò ad una serata di gala con scarpe di diverso colore. Certe arditezze in uno storico negozio conservatore del centro di Varese mi impressionano.
E che dire delle mid season promotions ostentate con falsa naturalezza da Benetton, Stefanel e Levi's?
Intanto però scopro che in Piazza del Podestà - Piazza del Garibaldino secondo la preferibile vulgata locale - ha aperto una boutique Dior nella quale tante piccole borsette dai colori orribili occupano ciascuna uno scaffale di cristallo. Poco più avanti sfavilla l'enorme, recentissima boutique Gucci. Quanto a Hermès, corre voce in città che "lavori tantissimo".
Constatato che anche dopo due caffè, il secondo dei quali offerto dall'estetista - sì sempre quella che non saprebbe cosa fare a Londra - la situazione non accennava a migliorare, mi sono dovuta arrendere all'evidenza: quando niente sembra andare per il verso giusto, quando nulla sembra fare veramente la differenza, quando non c'è bussola in grado di dare indicazioni, è il momento di comprare un paio di scarpe. Scarpe, sandali: non ha importanza. Una delle ragioni per cui ho imparato ad amare l'inverno è la possibilità che mi offre di indossare robuste scarpe di foggia maschile, quando non militare: uno spesso strato di pelle e gomma contro tutto. In estate do sfogo alla voglia di zeppa. Zeppa e plateau, possibilmente, o un tacco sufficientemente alto da staccarmi da terra, qualcosa che funzioni da isolante nei confronti della realtà.
I sandali che ho comprato stamattina hanno un valore aggiunto: le borchie anni '70 mi ricordano i tanto agognati zoccoli della mia preadolescenza: non un periodo felice, ma un tempo in cui sognare era vitale e l'istinto di sopravvivenza ancora intatto. Quasi che le mie nuove zeppe borchiate - dotate pure di corda e fibbie ben evidenti per un surplus di dettagli seventies - richiamando una mia antica identità, potessero in qualche modo ricollocarmi sulle strade del mondo, riavvicinarmi a un possibile centro di gravità. Un centro di gravità del tutto privato, sia chiaro, e soprattutto staccato da terra di almeno una dozzina di centimetri.
2 commenti:
sì, direi che in tali circostanze comprare un paio di scarpe era obbligatorio.
anche per me gli stivalacci invernali sono una corazza... e un sintomo di disadattamento primaverile è che ultimamente non so mai cosa mettermi!
baci,
a
ps ci andrete alla mostra del disco il prossimo weekend? (e nel caso, sabato o domenica?)
Ciao cara,
sì noi ci faremo senz'altro un giro in fiera. L'idea era di andarci sabato nel primo pomeriggio ma non abbiamo nessun problema a tornarci la domenica, se necessario. Fammi sapere: nel caso, ti passo a prendere in stazione. A presto.
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