mercoledì 24 novembre 2010

I ain't gonna face no defeat / I just gotta get out of this prison cell / One day I'm gonna be free, Lord!" - Remembering Freddie Mercury (5 September 1946 – 24 November 1991)


Conversando con lui si provava la sensazione che non avesse avuto un’infanzia. Non ne parlava mai e non si riferiva al passato se non alla tarda adolescenza londinese e fece pochissime allusioni al periodo in cui aveva frequentato la scuola di belle arti. Apparentemente, Freddie cominciò a vivere quando andò ad abitare in Victoria Road, nella zona ovest di Londra, lontano dalla famiglia e padrone delle sue azioni.”

“Sembrava che per scrivere avesse bisogno di tempeste emotive. A volte, la tensione dovuta agli impegni di lavoro lo spingeva a troncare una relazione sentimentale, altre volte provocava deliberatamente una lite per sfruttare le emozioni forti suscitate e convogliare le energie nella composizione o nelle performance dal vivo. I diverbi amplificavano le sue doti di performer e songwriter e la sofferenza che di tanto in tanto si infliggeva pareva una condizione indispensabile, come una dose di droga.”

“Ci attraevano il suo magnetismo, la sua personalità, il suo brio. Sapevi che non riusciva a starsene tranquillo e assorto nei suoi pensieri per molto tempo. Esistevano due Freddie Mercury, due figure in competizione, la persona normale e lo showman, in un unico corpo. Di solito la spuntava il secondo, perché quella era la natura più autentica. Negli ultimi anni, la malattia uccise lo showman, e, senza il suo doppio, l’uomo comune non potè andare avanti. Freddie si sentì vulnerabile e, scissa da quella dell’animale da palcoscenico, la sua vita non gli sembrò più stimolante.”

“Non gli sarebbe piaciuto invecchiare, uno dei motivi per cui non assunse un atteggiamento più combattivo una volta scoperto di avere l’AIDS. Da iperattivo aveva sempre bisogno di impegnarsi in qualcosa. Considerava il sonno un enorme spreco di tempo. Se non lavorava si dedicava al sesso, un’attività piacevole e divertente, da svolgere senza investirci le emozioni profonde che andavano invece incanalate verso la scrittura di nuovo materiale. L’amore di cui cantava apparteneva a un’altra dimensione e non so se lo sperimentò mai di persona.”

(da "Freddie Mercury - una biografia intima" di Peter Freestone e David Evans, Arcana 2009)

6 commenti:

River Man ha detto...

Penso che tu non faccia fatica a credermi se ti dico che non amo Cremonini, Morgan invece mi sta proprio sugli ammenicoli (come personaggio più che come musicista e melomane)però sono incappato in questa loro cover di "I'm going slightly mad" che secondo me merita di essere conosciuta.
http://www.youtube.com/watch?v=4kOa9y6IVJw
La parte interessante comincia dopo 1,22 dall'inizio.
Ciao carissima, un abbraccio virtuale, in attesa di Domenica.

exit ha detto...

Caro River, mi sono degnata di ascoltare Morgan e Cremonini solo perché ti voglio bene :)
Una versione dignitosa, via. Diciamo che apprezzo la buona volontà :)
Quanto a domenica non vedo l'ora di trascorrere finalmente una giornata "a casa", circondata dalla mia "vera famiglia". Un abbraccio.

River Man ha detto...

Sfasciamo un'amicizia dai. Io la preferisco all'originale!!! :-)

Comunque è l'ennesima prova di ciò che sostengo da sempre e cioè che moltissimi musicisti italiani amano musica di qualità ben più alta di quella che producono e con la quale sono diventati famosi. Se solo fossero (o volessero essere) liberi di seguire i propri gusti e modelli la qualità complessiva della musica popolare italiana sarebbe completamente diversa (migliore).

Eleonora ha detto...

Accidenti, é vero, era 2gg fa. Lo ricordo come ieri, ero a teatro con la scuola e una compagna mi diede la notizia. Io sono fan sfegatata, conosco tutte le canzoni dei Queen a memoria.

rose ha detto...

a proposito, lo farai un posticino su domenica? (nel senso che amerei leggere il tuo punto di vista sulla situazione "mostra mercato del.." eccetera. quanto a me, mi sono lasciata bloccare da sciocchezze domestiche :o(

exit ha detto...

cara Rose, io invece mi sono lasciata bloccare dalla neve. Purtroppo qui le strade sono state impraticabili fino alla tarda mattinata: a quel punto non aveva più senso muoversi. Che giornata triste, ieri.
Sospetto che in altri momenti, in altre circostanze, avrei reagito diversamente e mi sarei avventurata comunque. In passato io e M. abbiamo dato prova di ben altri eroismi. (Si veda alla voce Fiera del Disco di Genova edizione febbraio 2004, quando ci mettemmo in viaggio con un tempo da lupi, senza gomme da neve e senza catene e raggiungemmo la meta in quattro ore di guida incosciente in mezzo alle nevi dell'Appennino).
Diciamo che quando il destino ti passa accanto lasciando il segno, succede che poi, per un po', non hai tanta voglia di sfidarlo.