Il mendicante ha le scarpe dorate. La ragazza se ne accorge subito mentre a testa bassa, con l’imbarazzo di chi vorrebbe passare inosservato, attraversa la pietosa cantilena – "monetina, monetina, monetina" – e afferra la maniglia antica, unta di impronte. Di tutte le scarpe che avrà avuto a disposizione al centro di accoglienza – pensa la ragazza scegliendo il comodo rifugio di una panca – ha voluto proprio quelle, quelle gelide pantofoline sportive di plastica oro, leggermente appuntite e sigillate dal velcro. Prima di congedarsi dall’oscurità, la ragazza si sfila i guanti e, sforzandosi di contenere lo sfrigolìo dei sacchetti, fruga la borsa in cerca di una moneta. Ne cava un soldino da venti centesimi: è la sorte che ha deciso. Fuori, alla luce e al freddo del giorno, il mendicante è costretto a levarsi di tasca la mano timida, dalla carnagione incerta, per accogliere e ringraziare quella miseria.
Non sono molte le ragazze che oltrepassano la soglia secolare della chiesetta: il mendicante è avvezzo al passo misurato dei vecchi, alla gravità dei loro sguardi; il mendicante ha rispetto di tutto il silenzio doloroso che si deposita dietro il portone di legno. Anche la ragazza sembra avere in sé qualcosa di vecchio e stanco, forse per via del cappotto grigio militare, pendente su un lato e sformato dagli anni.
Il venditore di specialità gastronomiche tirolesi è di gran lunga il più attraente, giudica la ragazza: sguardo affilato, occhi chiari e cappello da brigante, ha il buon gusto di non incitare agli acquisti, come invece sta facendo il titolare del banco di cibarie toscane. La ragazza prova una fitta al cuore per tanta modestia, tanta bellezza unita all’eroica sopportazione del gelo. Sono mille gli articoli in esposizione e tutti le fanno battere il cuore, tutti la inteneriscono ed esaltano quanto il venditore. Un brezel, sì, un brezel se lo può permettere. Ma intanto è arrivata una cliente che sa il fatto suo: insensibile, assaggia dello speck, contratta e compra.
La voce del venditore non corrisponde alle aspettative: la ragazza non si sente più così obbligata a comprare. Sceglie due brezel, quattro euro di spesa, ecco tutto. Però il banco trabocca di leccornie: strudel, gnocchi, formaggi, salumi, funghi. La ragazza raccoglie i suoi sacchetti e indugia ancora, avvolta nel sacco informe del pastrano, e non immagina quanti occhi siano puntati su di lei: tutti i venditori esaminano la sua indecisione, con studiata naturalezza sperano che la ragazza si volga verso la loro mercanzia. Invece no, la ragazza resta ancorata alle ghiottonerie tirolesi e decide di regalare un pezzo di formaggio al marito – non sa ancora dove lo nasconderà fino a Natale, la casa è tanto piccola, potrebbe metterlo nell’armadio, ma quando prova a immaginare la caciottina accanto alle scorte di assorbenti e calze la prospettiva le appare intollerabile – ed ecco di nuovo le monete di resto di poco fa che ritornano nelle mani del venditore. Quando finalmente fa per abbandonare il banco tirolese, la ragazza incrocia lo sguardo del mendicante e ha la certezza che lui ha seguito ogni sua mossa: come se fosse stata sorpresa a rubare, abbassa lo sguardo e prova a deviare dietro gli allestimenti dei venditori di cibarie. Un dedalo di cavi, transenne, teli ripiegati: voleva essere un modo disinvolto di scomparire ma si risolve in un goffo ritorno alla piazzetta. La ragazza esce di scena immettendosi sul corso principale sotto gli occhi di tutti. Il mendicante la guarda svoltare l’angolo verso il porticato: pensa alla moneta da due euro che le ha visto scivolare dal portamonete e poi rotolare sotto il banco tirolese, ma i piedi sono così freddi da far male, non sa se ce la farà a resistere fino alle sette, l’ora in cui gli ambulanti sbaraccano. Mai più scarpe dorate in futuro, decide: parevano un sogno ma sono solo una fregatura.