Arriviamo a Kensal Green di domenica, il primo pomeriggio. Nel cortiletto del pub vicino alla stazione della metropolitana è in corso una grigliata che andrà avanti fino a sera; all'interno del locale alcuni avventori guardano la partita di calcio in tv. Raggiungere il cimitero è facile, basta seguire le indicazioni per il crematorio. Lungo il percorso costeggiamo una serie di abitazioni modeste e ordinate; due ragazzine di colore, scese a gettare la spazzatura nei cassonetti, si mettono a schiamazzare all'improvviso e lanciano qualcosa contro il rapido passaggio di un topo.
All'esterno del cimitero sono in vendita croci di medie dimensioni fatte con fiori rossi (probabilmente garofani). L'ingresso al camposanto è tripartito: c'è il cimitero cattolico, quello ortodosso, e un'area molto più vasta, senza definizione, verso la quale ci dirigiamo. Notiamo subito una sepoltura recente, interamente ricoperta di fiori freschi, sovrastata dalla foto di un ragazzino di colore. Una giovane donna, lo sguardo nascosto dagli occhiali da sole, si mette a sedere a gambe incrociate dinanzi alla tomba e si accende una sigaretta. L'uomo resta in piedi, di lato: aspetterà in silenzio tutto il tempo necessario.
Il cimitero è in buona parte percorribile in auto. Fatta eccezione per due donne bianche che ci salutano cordialmente, incontriamo solo persone di origine afro-caraibica. Molte tombe sono tenute con grande cura, alcune sono decorate in modo originale, più d'una si distingue per la bandiera giamaicana. Qua e là sorgono poi deboli strutture in legno decorate da ninnoli e nastri che delimitano aree di sepoltura per i più piccoli.
Consacrato nel 1833, idealmente su modello del Père Lachaise parigino, il cimitero di Kensal Green vanta una parte storica e monumentale degna del più celebrato cimitero di Highgate. Le lapidi più antiche versano tuttavia in stato di profondo degrado; la gran parte risulta addirittura indecifrabile. Individuare le tombe di Leigh Hunt, Thackeray e Trollope è impresa impossibile.
Negato anche l'accesso alle catacombe, situate sotto l'Anglican Chapel, uno dei monumenti più drammaticamente impressionanti che io abbia mai visto. Continuo a scattare foto nel tentativo di portarmi via ogni dettaglio ma è impossibile tradurre l'atmosfera che regna in questo luogo. Una sensazone irrimediabile di gravità e abbandono. Poi l'umiltà e la speranza. Sassolini colorati, dipinti, girandoline multicolori, farfalle. Il tentativo commovente di prolungare il contatto o di stabilire un contatto fra mondi. L'invariabilità della specie umana, nonostante tutto.
Una vecchia auto ci sfiora mentre ci avviamo verso l'uscita: la guida un signore anziano, piccolo e magro, la barba bianca, cravatta e cappello. Accanto a lui la moglie corpulenta, immobile in un turbante afro. Per un istante precipito in un angolo di New Orleans.
All'uscita, la custode del cimitero cattolico ci congeda con un cenno del capo. Al pub il clima conviviale si va stemperando nella malinconia del tardo pomeriggio. Riprendiamo la metropolitana accompagnati da un concerto di Vivaldi: un'iniziativa delle autorità locali che, attraverso la diffusione della musica classica, mirano a ridurre il tasso di criminalità nella zona. Scendiamo la scalinata rossa, raggiungiamo la piattaforma e, soli, attendiamo il treno del ritorno sotto un gigantesco melo selvatico carico di frutti.
2 commenti:
Poppies. Papaveri di carta. Spesso le croci che citi, ma anche ghirlande e mazzolini, sono composte da questi fiori e traggono ispirazione dal "Poppy Day", commemorazione che Giorgio V d'Inghilterra istituì nel 1919, per celebrare l'11 novembre, giorno in cui terminò la Prima Guerra Mondiale. Ancora oggi in tutto il Regno Unito, ma anche nei paesi del Commonwealth, viene osservata questa ricorrenza. Ad una donna francese, Madame E. Guérin, dobbiamo l'introduzione dell'utilizzo dei papaveri artificiali che vediamo oggi. In Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda i papaveri sono la varietà Earl Haigh, mentre in Canada appaiono arricciati ai petali. Si può, però, andare ancor più indietro nel tempo per ritrovare antiche corrispondenze che confermano l'amore del popolo britannico per questo fragile fiore. Ad esempio l'immagine di Ofelia viene spesso raffigurata col papavero vicino eppoi Proserpina, Beatrice... I Preraffaelliti, Shakespeare, il poeta John McCrae, amarono tantissimo il mistero che il papavero contiene. Oppio, laudano, sonno e visioni donate alla carne degli uomini. Un sonno oscuro, davvero troppo simile alla morte.
Grazie mille, Juno, intervento prezioso!
Purtroppo sono arrivata al cimitero nel momento in cui le signore addette alla vendita stavano cominciando a disallestire il banco, per cui non mi sono neanche avvicinata a curiosare, le ho solo notate di sfuggita. Ma hai sicuramente ragione tu. Grazie!
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