Il silenzio lunare nel Nikolaiviertel, i pupazzi di neve blu accanto al duomo, l’antro della Marienkirche come un buco nero dentro il gelo siderale: è tutto così lontano ormai da questa insulsa logica “del fare” o, peggio, del vivere per procura attraverso il pc. Così lontano che non ha quasi senso parlarne. Oggi nessuna comunicazione possibile tra me e i rappresentanti del genere umano con cui ho a che fare.
Un tempo viaggiare mi ricaricava, mi offriva nuovi stimoli: oggi serve solo ad appiattire ancora di più il mio quotidiano contro uno scenario vivido che non mi appartiene. Per questo sabato mi sono lasciata trascinare per la città come un macigno, appesantita dalla malinconia: presentivo già il ritorno, l’aspro atterraggio sul mio pianeta sterile.
Per farmi scudo contro il niente prossimo venturo, a Berlino mi sono imbottita di acquisti da Dussmann (Io: “Scusa, ma dove li mettiamo tutti questi cd?” Bluesman: “In valigia”. Io: “Intendevo dire a casa. Dove li mettiamo a casa?” Bluesman: “Da qualche parte”) dove ho anche avuto modo di rimpolpare la mia collezione di biglietti augurali di Roger La Borde.
Quanto ai libri, il mio tedesco è ancora troppo approssimativo per permettermi di farne incetta, dunque anche la voluminosa biografia di Stefan George su cui pure avevo messo gli occhi è rimasta al suo posto nello scaffale.
Come d’abitudine abbiamo vagabondato per negozi di vinili, zigzagando da una parte all'altra della città e scovando anche qualche chicca (altro Stockhausen e incredibilmente gli Specimen).
Il ghiaccio sui marciapiedi, la temperatura costantemente sotto zero, i fiocchi gelati che sono caduti senza sosta da giovedì pomeriggio a sabato notte, hanno solo rallentato ma non certo sventato i nostri propositi.
Perciò, in uno strano silenzio ovattato, circondati da un biancore abbagliante che inondava le finestre, abbiamo visitato il Kunstgewerbemuseum (museo delle arti decorative): reliquiari, scettri, corone, cassapanche e certi smalti francesi da perderci la testa.
Il giorno seguente al Musikinstrument Museum ho potuto finalmente togliermi ogni curiosità circa la misteriosa tromba marina di vivaldiana memoria:
Visto e ascoltato il prodigioso organo Wurlitzer
oltre ad una quantità di strumenti insoliti, dalle più bizzarre ghironde ai primi prodotti della sperimentazione elettroacustica.
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4 commenti:
ma che bello! Hai l'obbligo di sentirti immune per un po' dalle brutture del "quotidiano milanese" ...no?
Stasera in metro,solite facce spente ingrugnite dell'ora di punta. mi colpisce l'aria allegra di un ventenne, cellulare... ribadisce l'incontro a lanza, continuando a sorridere...e a lanza lo raggiunge -finalmente- "lui" fa il broncio per scherzo "la giornata è stata pesante, tu ridi e io sono dolorante..." un bacio lieve sulle labbra ...la gioia straripante di essere insieme, l'intesa. Ho dimenticato Milano, l'ora di punta, la gente, Berlusconi, Bertolaso...e silenziosamente sorridendo mi sono riscaldato nel loro abbraccio.
Ma a berlino con Bluesman eravate molto diversi???
vito (bentornata...comunque!!!)
Caro Vito, è la prima volta che un viaggio non mi rigenera. Non che non mi sia piaciuto, beninteso: è stata un'esperienza meravigliosa e anche oggi in ufficio alle consuete manifestazioni di idiozia da parte di questo o quello opponevo un unico pensiero:"Io ho visto la Sprea ghiacciata all'imbrunire e tu no."
Non esito a dire che tornerei subito indietro, nonostante il ghiaccio e la neve e i -10 gradi di sabato pomeriggio. Il punto è che stavolta non è scattato il meccanismo che, al ritorno, ti fa prendere tutto con distacco e leggerezza. Non so. Forse la mia immaginazione comincia a dar segni di cedimento, ad arrugginirsi. A volte, per rigenerarci alla speranza, basta un piccolo avvenimento come quello di cui sei stato testimone tu in metropolitana: ma perché questo avvenga occorre la nostra disponibilità interiore.
Non so se hai presente il film “L’ultimo metrò” di Truffaut: c’è una scena in cui Depardieu, rivolgendosi alla Deneuve dice: “Siete così bella che guardarvi è una gioia e una sofferenza”.
È la dichiarazione di chi si sente sconfitto in partenza, di chi sa già che non potrà mai entrare in contatto con quella bellezza. Ecco, per me viaggiare è diventato un po’ una cosa così: una gioia e una sofferenza.
Comunque grazie!
Già, una gioia e una sofferenza: condivido assolutamente anch'io. E anche durante il mio viaggio, specie all'ultimo giorno, soffrivo e godevo allo stesso tempo. Ormai è tutto un impasto di gioia e rimpianto.
Che bella Berlino sotto la neve: è tanto che non la vedo così! E mi devo segnare questo museo degli strumenti musicali per un futuro viaggio berlinese.
Stefano, mi consola che anche tu condivida le mie sensazioni. L'ultimo giorno è sempre uno strazio e per di più devo subire i rimbrotti della mia metà che cerca sempre di distogliermi dalle mie malinconie.
Il Musikinstrument Museum è pieno di cose bizzarre e interessanti: vale la pena andarci il sabato in tarda mattinata perché a mezzogiorno vi si tiene un miniconcerto all'organo Wurlitzer. È straordinario e divertentissimo.
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