domenica 25 novembre 2012

Le anime morte - II

Quando ho appreso la notizia dell'incendio divampato in una fabbrica tessile in Bangladesh ho pensato immediatamente ai miei nuovi pantaloni di velluto color melanzana, acquistati da Benetton per € 29.95: sono stati prodotti in Bangladesh, forse proprio nello stesso edificio andato in fiamme ieri, o comunque in un casermone analogo, sprovvisto di sistemi di sicurezza, da donne sottopagate. È il genere di abbigliamento che le persone con un reddito medio-basso come il mio (cioè la stragrande maggioranza degli europei, par di capire) si può permettere. Mi sono sentita minuscola e impotente, infimo ingranaggio di un meccanismo inarrestabile; vittima e complice al tempo stesso, mi sono ricordata di questo passo de La Peste di Camus: 
"Da tanto tempo ho vergogna, vergogna da morirne, di esser stato, sebbene da lontano, sebbene in buona fede, anch'io un assassino. Col tempo, mi sono semplicemente accorto che anche i migliori d'altri non potevano, oggi, fare a meno di uccidere o di lasciar uccidere: era nella logica in cui vivevano, e noi non possiamo fare un gesto in questo mondo senza correre il rischio di fare morire. Sì, ho continuato ad aver vergogna, e ho capito questo, che tutti eravamo nella peste; e ho perduto la pace. Ancor oggi la cerco, tentando di capire tutti e di non essere il nemico mrtale di nessuno. So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace o, al suo posto, in una buona morte. Questo può dar sollievo agli uomini e, se non salvarli, almeno fargli il minor male possibile e persino, talvolta, un po' di bene. E per questo ho deciso di rifiutare tutto quello che, da vicino o da lontano, per buone o per cattive ragioni, faccia morire o giustifichi che si faccia morire."
 (Traduzione Beniamino Dal Fabbro, Bompiani)

4 commenti:

tracciamenti ha detto...

mi sento così ogni giorno, e ormai non so più liberarmi da questi sensi di colpa, dal disagio di vivere con più o meno velata connivenza e superficialità - e più mi immergo in questi pensieri più commetto errori, mi contraddico, inciampo nella mia occidentale indifferenza

ammiro profondamente chi ha la coerenza di opporsi allo stato delle cose con prese di posizione radicali, anche se conducono a una vita non allineata, antiestetica, che molti definiscono anacronistica, ed allo stesso tempo mi accorgo che una parte di me è simile a chi guarda quei radicali con sospetto, con diffidenza

questo momento storico non conduce a niente di buono, è una bomba che ci scoppia in mano - ugualmente ci meritiamo tutto il peso di quelle morti, e molto di più (è il minimo del minimo, ma so bene che non è nulla a livello concreto, purtroppo)

camus, lo devo proprio rileggere, ed è un po' che mi ripropongo di acquistare i suoi libri (possiedo solo la caduta), così come quelli di sartre, tanto amati da ragazza e mai più aperti (vergogna, si)

...ecco, torno al cumulo impolverato dei miei buoni propositi (eh...)

un abbraccio

exit ha detto...

Essere informati e informare è già qualcosa. La consapevolezza è importante, sempre. Anche se il senso di impotenza è umiliante, disarmante. Ma non perdere la lucidità è comunque fondamentale.

"La scomparsa della nozione di capitalismo è cruciale. Questo tema non c’è più nella scena politico-culturale da 25 anni" dice Bertinotti alla fine di una interessante intervista apparsa su Pubblico.(http://pubblicogiornale.it/pubblico/bertinotti-i-partiti-sono-morti-bisogna-ripartire-dai-movimenti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bertinotti-i-partiti-sono-morti-bisogna-ripartire-dai-movimenti)

Ecco, chiamare le cose col loro nome, ad esempio, è importante.

Grazie per il tuo commento, un abbraccio anche a te.

Anonimo ha detto...

ciao,
un abbraccio Vito

exit ha detto...

Ciao Vito carissimo!