"Thus it was that throughout his life Mervyn Peake walked a razor's edge as sharp as one of the lines he drew in Indian ink: on one side lay his own fragility and on the other the fierce heat of his creative powers. Whether in writing or drawing, his pen defined the border between beauty and deformity, the familiar and the strange, and expressed a balancing act between repulsion and attraction for the human race."
(Patrick J. Gyger, Lines of Flight)
4 commenti:
Poderosa, la sua scrittura. Parola che apre passaggi, risuona, diviene materia dello spirito ed anche visione, scavo oltre le immagini, ricerca di ossatura profonda. Lo spazio di Gormenghast risuona e ti fa preda. Ho sempre pensato a Peake come all'immenso profeta della "perspectiva", la vista traversante dell'anima.
Una scrittura iperdescrittiva, al punto da diventare visionaria. Del resto Peake è fondamentalmente illustratore e pittore, cosa che ignoravo totalmente quando mi imbattei nei suoi libri, venticinque anni fa.
Non ho mai capito quanti fedeli abbia Peake in Italia.
Penso pochissimi, se Adelphi pubblicò il primo volume nel 1981 e poi più niente sino al nuovo millennio... chissà ora come andrà.
Io posso candidamente dire che non l'avevo mai sentito nominare prima di conoscerti (nonostante la nota anglofilia, passione per l'illustrazione ecc.). Ora ho recuperato un Penguin di Titus, me lo porto in vacanza!
Bene, tengo molto al tuo parere.
Quanto al Penguin di Titus, in bocca al lupo: mi saprai dire! :)
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