martedì 5 ottobre 2010

Un giorno qualunque

Trafelata salgo i gradini a due a due e agguanto in perfetto orario l'appuntamento dall'estetista. "Oh, scusa" dico saltando su come una molla dopo essermi seduta nel posto sbagliato. "Ho così tante cose per la testa" provo a giustificare la mia goffaggine "che a momenti dimentico anche dove sto di casa..." M. l'estetista se ne esce con un "ma che cosa è successo" che suona come un odiosissimo rimprovero. Vorrei risponderle con una degna volgarità ma mi limito a togliermi la giacca mentre i titoli delle ultime notizie lette di nascosto sul pc dell'ufficio mi scorrono ancora davanti agli occhi.
 Quattrocento bambini morti in Nigeria per avvelenamento da piombo.
"È il lavoro a stressarti così tanto?" chiede ora M. l'estetista con sussiego, desiderosa di rifilarmi un "massaggio rilassante". Ci vuol altro che il massaggio, le direi se il trattamento cui mi sto sottoponendo non mi impedisse di aprire la bocca.
Sdraiata sul lettino ad occhi chiusi vedo le tre donne cinesi dentro l'auto bloccata dall'acqua nel sottopassaggio. Stavano andando al lavoro. Buio, acqua e terrore alle cinque di mattina. Per andare al lavoro. "Sì certo il lavoro..." dico semplicemente per dire qualcosa. La vergognosa verità che mi tengo stretta dentro il mio corpo supino è che il problema non è avere troppo lavoro ma averne troppo poco.
Chissà che impressione faccio a questa estetista che non mi conosce quasi per niente. Stravagante, trafelata e distratta. Vestita di nero, adagiata immobile su un doppio strato di asciugamano e cellophan. Nel frattempo c'è un fiume di fango rosso velenoso che sta corrodendo un villaggio ungherese. Nel frattempo abbiamo finito.
Scendo di corsa le scale e, da una porta scorrevole ad un'altra, mi trasferisco nel supermercatino accanto;  dove, per quattro piccole buste di insalata, due piccoli pezzi di formaggio in superofferta e due detersivi per il pavimento in superofferta, spendo € 17,52.
A casa, la mia gatta ipernutrita e lagnosa non somiglia per niente al gatto terrorizzato della foto. Il bluesman  intanto è tornato dal lavoro con una violentissima allergia: areazione carente, eccessiva circolazione di polveri, rinite e tosse garantite per la serata intera, se va bene. Cena monacale con pasta in bianco, verdure cotte e un paio di biscotti secchi al miele.  Piombo, fango tossico, polveri, alluvioni.
 Domani si ricomincia.

3 commenti:

Endimione ha detto...

In questo post mi ricordi certe donne, come Simone Weil e Ingeborg Bachmann, che sentivano tutto il dolore del mondo e della Storia passare dentro di sé... e gli altri che non le capivano, chiusi a pensare ai problemi delle proprie piccole vite. Credo di amarti per questo :)

exit ha detto...

Anch'io ti amo, Endimione. Perché citi sempre le mie donne preferite. E anche per Monteverdi. :)

Eleonora ha detto...

:)