Quando il cielo si spegne in un modesto grigiore e le tortore si aggrappano alle antenne e aspettano, aspettano il segnale – rosata e progressiva morte della luce –, ricorro al gioco antico del ricordo. L’infanzia – la mia, almeno – non ha contorni regolari, ma gode di orizzonti ristretti, un’ingenua fiducia. Un profumo caldo e dolce assorbe la malinconia, un rosa ardente zucchera il dolore, un libro illustrato accoglie, nasconde, ripara. Il mondo adulto è un tunnel sforacchiato: nell’insensata corsa, a nulla vale inalare il ricordo.
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