sabato 1 maggio 2010

Maggio

Primo maggio o no, il sabato mattina la Varese bene scende in centro ad esibire cani, bambini viziati, passeggini spaziali ed il look giusto che prevede almeno un brandello del classico check caffelatte Burberry. Orgogliosamente arroccata alla periferia dell’Impero, la Varese bene ignora che la nuova direzione creativa del brand londinese gestisce il vecchio pattern cammello come un’eredità imbarazzante, di cui si disferebbe volentieri. Forse i nuovi macrocheck virati al nero antracite raggiungeranno questa roccaforte del conservatorismo a 360° solo quando si saranno trasformati in cascami da outlet. Le signore che amano sfoggiare il check beige con accessori rossi – in assoluto l’abbinamento più pacchiano – potrebbero avere una crisi d’identità se solo sospettassero che da Londra si spinge affinché questo diventi il pattern vincente; ma tant’è e, saltando di rosso in rosso, a un tratto mi meraviglio di scorgere a metà del Corso uno sventolio scarlatto. Non c’ero più abituata alle bandiere rosse, non sapevo nemmeno esistessero ancora. Addirittura, quando raggiungo il modesto assembramento in Piazza del Podestà (Piazza del Garibaldino, nell’accezione popolare) realizzo che qualcuno sbandiera anche falce e martello. C’è una sorta di comizio, sembra, ma l’audio non è molto buono e i partecipanti sono pateticamente pochi. Trecento? Quattrocento? Ci sono i palloncini gialli – ma perché gialli, poi? – con scritto lavoro, legalità, integrazione; ci sono bimbi che scorrazzano, persone di una certa età che ascoltano con attenzione. Ma dove sono tutti quelli che hanno perso il lavoro, che tirano avanti con la cassa e la mobilità?
Affranta mi rifugio in libreria ma l’atmosfera non è buona neanche lì; il personale – oggi sono di turno i più antipatici – dispensa libri con fastidio e alterigia.
Guardati dal mese vicino all’aprile, recita il titolo di un brano degli Area; e così chiosava – più di trent’anni fa - Demetrio Stratos nelle note di copertina: “Guardati dal mese vicino all'aprile, dicono i contadini del meridione d'Italia che hanno imparato a temere i rovesci improvvisi di marzo. Guardati, compagno, dal mese di maggio, noi non siamo più gli eredi di nessuno, bisogna ricominciare tutto da capo!”.

Su Repubblica c’è
un bell'articolo di Ilvo Diamanti.

1 commento:

Eleonora ha detto...

In Italia le mode arrivano dopo. Capisco cosa intendi con "la Varese bene". Stessa cosa a Milano. Di Londra mi piace il fatto che ognuno abbia il proprio stile, dai ragazzini alle signore di una certa età. In Italia si vestono tutti uguali, indossano la stessa divisa. A Varese non sanno che a Londra sono i chav a indossare accessori Burberry taroccati.