mercoledì 18 gennaio 2012

Veronika Eberle e Francesco Piemontesi a Varese

Non c’era il pubblico della grandi occasioni, l’altra sera a Palazzo Estense per Veronika Eberle e Francesco Piemontesi. Ma si sa, la Varese che conta si scomoda per gente del livello di Ton Koopman, salvo poi annoiarsi mortalmente e obiettare che il clavicembalo emette un suono troppo esile; per di più, il programma scelto dai due giovani musicisti era di quelli destinati a un pubblico se non proprio preparato, almeno curioso e avido di musica: a maggior ragione se si considera che il piatto forte della serata, contrariamente a quanto avviene di solito, è stato servito subito durante il primo tempo. Più che comprensibile che i volenterosi varesini presenti in sala, dimentichi di quanto rivoluzionaria e ostica dovesse suonare a suo tempo la beethoveniana Sonata Kreutzer, dopo averne intimamente assecondato il galoppare tumultuoso, si siano facilmente sentiti sazi di buona musica. La Sonata di Debussy, nella sua vitale bellezza di opera ultima, concepita tra la malattia e la guerra, è stata assorbita con interesse, forse grazie alla sua brevità. Ma il secondo tempo, interamente occupato dall'ardua Sonata N.1 op.21 di Bartòk deve essere sicuramente risultato indigesto ai più. Davvero deludente che il pubblico varesino non abbia riconosciuto in Veronika Eberle l'artista straordinaria che è: dopo un encore richiesto quasi per dovere, la giovanissima violinista tedesca è stata congedata con scarsi applausi di rito.
Veronika Eberle è la classica musicista dotata di un talento innato che si esprime sempre con la spontaneità di chi ha davvero qualcosa da dire: a soli 23 anni ha padroneggiato con naturalezza partiture che richiedono non solo assoluta perizia tecnica ma anche un alto grado di coinvolgimento intellettuale ed emotivo.
Di Francesco Piemontesi avevo già detto qualcosa in passato e allora fui accusata di eccessivo puntiglio. Certo un concerto dove il pianoforte non svolge il ruolo di protagonista assoluto non è l'occasione migliore per rivedere le proprie valutazioni su un pianista. Nel primo tempo del concerto (Beethoven e Debussy) Piemontesi ha accompagnato senz'altro con un suono pulito, mai invasivo, e col massimo rispetto per variazioni ritmiche e dinamiche. La Sonata di Bartòk, caratterizzata com'è dalla sostanziale indipendenza dei due strumenti e da un orientamento decisamente ritmico-percussivo, ha offerto a Piemontesi la possibilità di esprimersi con grande energia. Come già detto altrove, nessun dubbio che Piemontesi sia un valido strumentista, attento, preparato e volenterosissimo. Ma anche un tantino troppo ambizioso, mi scappa di dire. Sia chiaro, si tratta di impressioni personali, valutazioni del tutto soggettive. Tuttavia non riesco a non avvertire, nelle esibizioni di Piemontesi, una insopprimibile brama di gloria che finisce con l'annoiarmi. Ecco, ciò che distingue un artista di talento da un ottimo strumentista sta proprio in questo, nella capacità di non annoiare mai; sta nell'arte del racconto musicale, nell'illustrazione sapiente di un progetto creativo, nel disvelamento appassionato delle architetture segrete sottese a tutti i capolavori, anche a quelli apparentemente troppo spigolosi per essere comprensibili.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un mondo strano quello dei critici musicali: a complemento del tuo post ti allego quanto scritto da Paolo Bottini su "Cremona oggi"

.....Questa volta vivissimi apprezzamenti sia per la giovane violinista bavarese che sorprende per l’assoluta padronanza dei mezzi tecnico-espressivi dello strumento, ma anche per il quasi trentenne pianista svizzero, un talento eccezionale pure lui d’impeccabile tecnica (ce ne vuole per imparare l’ostico Bartók e suonarlo scioltamente come un Minuetto di Bach) e fine musicalità tratta dalla capacità di rendere più che docile la tastiera. Su tutti svettava, quale ristoro all’orecchio, l’incanto sonoro di Debussy, animatissimo, leggero e capriccioso che i due sanno interpretare in maniera meravigliosamente flâneuse ovvero con quella calma senza fretta (sic) che sa dare il giusto peso ad ogni nota.

exit ha detto...

Ho la fortuna di non appartenere alla categoria dei critici musicali.