Poco fa, sulla strada che mi porta in ufficio, un sacchetto di patatine color rosso metallizzato si agitava disperatamente lungo la riga di mezzeria, vittima senza scampo delle correnti mosse dalle auto in corsa.
Ovunque, i campi puntinati di giallo mandano un feroce lezzo di letame ed è tutto un ciondolare demente di fronde intontite da un pulviscolo anemico.
Mentre - nell’indifferenza generale - il livello di radioattività in Giappone non smette di salire, io registro il mio personale record al ribasso di sopportazione dell’esistenza. Non ricordo di aver mai sperimentato prima d’ora un’assenza di speranza più radicale, un disprezzo più cocente per il genere umano.
Immersi in un velenoso nulla di fatto, alberi e uomini ondeggiano privi di senno. E intanto le auto frustano il sacchetto rosso convinte della propria superiorità.
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