"C'è ancora, a essere sinceri, su queste vaste terre pianeggianti un popolo, una comunità legati da possedimenti di fantasia, da racconti e poesie che si sono sviluppati al di fuori delle loro vite, e da un passato di grandi passioni che può ancora muovere il cuore al puro atto dell'immaginazione. Si potrebbe ancora, se uno ne avesse il genio, e fosse nato in Irlanda, scrivere per queste persone opere teatrali e poesie come quelle della Grecia. Non è forse vero che la più grande poesia richiede sempre un popolo che l'ascolti?
[...]
Il poeta deve sempre preferire la comunità in cui le menti migliori sono espressione del popolo a una comunità che ricerca vanamente di copiare le menti migliori. Possedere anche perfettamente i pensieri di un certo valore, e la precisione che può essere imparata a scuola, così come appartenere ad una aristocrazia, sono tutte cose simili a una piccola pozza che presto si prosciuga. Solo un popolo è un grande fiume, e questo è il motivo per cui sono persuaso che dovunque la cultura di un popolo sia morta, anche la nazione sia sul punto di morire."
William Butler Yeats, da "Il più felice dei poeti" (Mattioli 1885, traduzione di Nicola Manuppelli)
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