Commossa e onorata, ringrazio di cuore Jumbolo e Monty che, nell'ambito del Liebster Award, hanno voluto riservare una nomination anche a questo mio evanescente blog. Allo stesso tempo, tuttavia, l'immeritato riconoscimento mi costringe a prendere atto di quanto questo diario virtuale mi sia diventato estraneo e dunque obsoleto. Il duro percorso della malattia ha indubbiamente fatto di me un'altra persona, e ritornare su queste pagine mi fa sentire ogni volta inadeguata e fuori tempo massimo: come uno studente che, preparando il necessario per partire alla volta di una università lontana, si guarda in giro e sorride alla vista dei pupazzi di peluche sparsi per la stanza. Non so esattamente cosa significhi, ma è così che mi sento. Il senso di inadeguatezza mi rende taciturna; recitare una parte non è nel mio stile. La persona che sono diventata e che sto diventando non ha ancora un'identità precisa, perciò bisogna che io chiuda questa stanza per evitare malintesi, per non generare ulteriori ambiguità. Credo che un giorno ritornerò, perché di solito il vizio di scrivere non mi abbandona mai troppo a lungo, ma sconsiglio vivamente l'attesa.
Saluto i miei quattro lettori e i miei due estimatori - che naturalmente non smetterò di seguire con affetto e interesse - con questo video che, pur non avendo assolutamente nulla a che fare con quanto detto sopra, io trovo irresistibile. A ben pensarci, però, la storiella apparentemente banale di questo adorabile cucciolo di orso polare mi affascina così tanto perché, più in generale, ha a che fare con la sorte, la fragilità, il rapporto tra protezione e libertà. Hai detto niente.
P.S. Questo post non è un pesce d'aprile.